Filograna si ostina ancora su Postalmarket: «Possibile il rilancio, vendere non conviene»
|
23 ottobre 2002 |
San Donato |
Pagina 14 |
|
|
 |
|
|
Filograna si ostina ancora su Postalmarket: «Possibile il rilancio, vendere non conviene»
 |
 |
Peschiera «Sui 77mila metri quadrati dell'area Postalmarket potrebbero essere costruiti 2.700 appartamenti, e mi sono giunte voci che indicano grossi immobiliaristi fra i soggetti potenzialmente interessati a rilevare l'azienda»: è l'allarme che lancia Eugenio Filograna, il quale alla fine dello scorso anno aveva dovuto affidare all'amministrazione straordinaria la sua Grande distribuzione avanzata, Spa proprietaria di Postalmarket, per evitare il tracollo dovuto a debiti indicati in circa 100 miliardi di lire. Venerdì scorso i commissari straordinari Mario Santaroni, Elio Blasio e Nicola Stock hanno pubblicato il bando per la presentazione di "offerte irrevocabili per l'acquisto di azienda", ribadendo nel testo che gli attuali dipendenti sono 581, 221 dei quali in cassa integrazione straordinaria, e verbalmente Santaroni ha fatto sapere che «chiunque acquisti Postalmarket dovrà dare le massime garanzie che l'azienda sia in esercizio per i prossimi due anni». Filograna, che in caso di vendita della ditta commissariata non riceverà una lira, propone invece la "cessione dei beni": «Si tratterebbe di recuperare liquidità ipotecando in parte gli immobili, un'operazione che io stesso avrei voluto fare, ma avevo preferito la strada della "legge Prodi" per le grandi imprese in crisi. Il governo, gestendo l'azienda, avrebbe dovuto metterci anche i mezzi per il rilancio, invece alla legge, che era nata buona, è poi mancato il completamento naturale della possibilità di erogare i finanziamenti e per giunta invece di affidarla a manager per il rilancio è stata assegnata a commissari che sono dei bravi liquidatori». Filograna contesta inoltre un prezzo troppo basso per la cessione: la base è di 42 milioni di euro, «inadeguato, basta solo pensare al valore immobiliare e al fatturato annuo che poteva superare i 200 miliardi di lire». L'alternativa? «Se i commissari chiedessero un incontro tra le parti, io potrei uscire con un altro piano, proporre dei manager per il rilancio. E chi vuole a tutti i costi denigrare la mia immagine si ricorsi che il 7 febbraio '98, quando ho comperato Postalmarket, tutti i 798 lavoratori avevano le lettere di licenziamento in tasca». «Vorremmo proprio sapere quanto Filograna ha realmente pagato l'azienda - osserva Antonio Amoruso, sindacalista delle Rsu -: se il rilancio attraverso le ipoteche è possibile, perché non lo aveva fatto lui stesso?» Oggi pomeriggio, a Milano, i rappresentanti sindacali incontreranno i commissari straordinari per alcuni approfondimenti che riguarderanno tra l'altro anche i dettagli del bando per le offerte. Temiamo manovre per "far fuori" i lavoratori e ricordiamo che la cassa integrazione, quasi arrivata alla fine del primo anno, è rinnovabile solo a condizione di un piano industriale per il rilancio dell'attività».
Carlo Catena
|
|
|
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy