Fiducia sulle pensioni, D’Amato e Maroni sfidano i sindacati
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economia e lavoro |
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14.11.2003 Fiducia sulle pensioni, D’Amato e Maroni sfidano i sindacati Il ministro del Welfare si professa «dialogante e concertante», ma poi avverte le confederazioni: il tempo stringe, la riforma va approvata per fine anno. Il leader di Confindustria plaude
di Angelo Faccinetto
MILANO «Il tempo stringe». Non si è fatta attendere la risposta del governo al richiamo del numero uno della Cisl, che su questo giornale richiamava alla coerenza chi, per la riforma delle pensioni, non smette di affermare di voler puntare sul dialogo. Dopo che mercoledì Tremonti aveva parlato di possibile ricorso alla fiducia, Maroni ieri è stato chiaro. «Mi sono assunto la responsabilità - ha spiegato il ministro del Welfare - di tenere ferma la delega fino ad ora in attesa di un segnale del sindacato. Ma non posso bloccare un proposta su cui la maggioranza è unanime e che deve essere approvata entro la fine dell’anno». Insomma, «dialogante e concertante fino all’ultimo», come si definisce. E, ovviamente, in attesa di una contro-proposta. Ma anche impaziente. Perché «l’iter in Senato deve iniziare la prossima settimana, altrimenti non ci sono i tempi». Pazienza se per l’avvio del confronto lo stesso Maroni, meno di una settimana fa, aveva invocato l’intervento diretto del premier. Intervento che finora non c’è stato. E pazienza, pure, se il sindacato la sua controproposta l’ha già consegnata, per iscritto, quest’estate. Il 31 dicembre si avvicina e i pensionandi sono ansiosi di poter godere degli incentivi promessi già dal primo gennaio 2004. Insomma, «il tempo stringe» e tanto basta. Anche se nel governo non tutti si mostrano entusiasti, l’uscita di Maroni, oltre a cercare di mettere alle strette Cgil, Cisl e Uil (con la speranza, magari, che si spezzi il fronte comune), fornisce al collega dell’Economia una sponda preziosa. Se anche il «dialogante» dice così... Intanto, su questa ipotesi, Palazzo Chigi un alleato lo ha già trovato. «Porre la fiducia sulla riforma delle pensioni può essere che alla fine sia l’unica soluzione necessaria per accelerare un dibattito che si trascina da troppo tempo» - dice il presidente di Confindustria, Antonio D’Amato. Che aggiunge: «Di riforma delle pensioni si parla da troppo tempo. E alla fine arriva il momento in cui il governo ha la responsabilità di prendere una decisione». Costi quel che costi. Anche perché, ufficialmente, il numero uno di Confindustria non teme la minaccia del sindacato di ricorrere a un altro sciopero. Già il precedente - afferma - «è andato molto male, nonostante i sindacati abbiano cercato di farlo usando le migliori prassi del caso, creando grandi disagi ai cittadini». Unico neo, la riforma, per il numero uno di viale dell’Astronomia, non dovrebbe aspettare fino al 2008 per decollare. Forte anche della posizione del Fondo monetario internazionale che, giusto ierim ha invitato il parlamento italiano a non «annacquare» la riforma. «Se ragioniamo sulla base delle proiezioni presentate dal governo - è la tesi - le proposte sembrano efficaci e sufficientemente importanti per avere effetti positivi sulle finanze pubbliche nei prossimi decenni». Purchè, appunto, non sia diluita nel corso dell’iter parlamentare». Davanti all’attacco concentrico, però, il fronte sindacale non si scompone. «Se si dovesse ricorrere alla fiducia sulla riforma delle pensioni la nostra risposta sarebbe immediata» - dice il segretario della Cisl, Savino Pezzotta. Che sottolinea come le sue proposte, il sindacato, le abbia già formulate con chiarezza e in modo esplicito. «Se non si azzera la riforma, dopo la manifestazione unitaria di Roma del 6 dicembre, la lotta proseguirà» - afferma il segretario confederale della Cgil, Morena Piccinini. Nell’attesa, sempre sulle pensioni e il welfare, il 25 gli agricoltori della Cia scenderanno in piazza nella capitale. E la manifestazione potrebbe non essere che l’assaggio di altre e più vaste mobilitazioni.
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