Fiat, un tavolo per Mirafiori una newco per Pomigliano
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Domani è il giorno del tavolo Fiat su Mirafiori ma sarà anche l’ultimo in fabbrica delle tute blu torinesi. Comincia infatti la lunga pausa estiva che, tra cassa integrazione, ferie e ancora cassa, si chiuderà il sei settembre. All’incontro convocato dal ministro del Welfare Sacconi è prevista la partecipazione dell’ad di Fiat Sergio Marchionne, che il giorno dopo volerà negli Usa per accompagnare venerdì il presidente Obama agli impianti Chrysler e General Motors di Detroit. Il timore delle ultime ore è che la riunione si riveli solo «un tavolo di facciata» - per usare le parole del sindaco Chiamparino - che poco servirà a chiarire il futuro dello stabilimento torinese, orfano dei modelli «Lzero» che verranno invece prodotti in Serbia. Ieri i sindacati di Belgrado hanno nuovamente espresso «seri dubbi» sulla decisione del Lingotto di produrre nella fabbrica della Zastava i monovolume destinati a Mirafiori.Mala Fiat serba, la Fas, ha confermato l’investimento. È tempo di rilanciare il tema dell’auto, ha detto in consiglio comunale Chiamparino. Per il primo cittadino bisogna provare a invertire la tendenza per cui in casa Fiat, l’Italia è l’unica area in perdita rispetto ai guadagni del Brasile, della Polonia e della Turchia. Per farlo, sostiene, «Fiat deve confermare i suoi impegni del progetto Fabbrica Italia ». Ma non da sola: il compito della politica è quello di chiarire «se il settore sia una delle priorità per il Paese». Mentre i sindacati, ha concluso il sindaco, «si devono impegnare per capire che non si può più misurare la situazione di oggi con quella di trent’anni fa». In questi giorni i rappresentanti dei lavoratori sono nuovamente coinvolti nel dibattito sull’esigenza di camminare uniti. Al numero uno della Cgil Guglielmo Epifani, che chiede di riaprire la discussione su tutti gli stabilimenti Fiat, ha replicato il segretario Cisl Raffaele Bonanni: «Faccia un passo in avanti», ha detto riferendosi anche all’opposizione della Cgil e della Fiom all’accordo sullo stabilimento di Pomigliano d’Arco.Una richiesta condivisa anche da Luigi Angeletti, segretario Uil. Ma d’altra parte Bonanni non lesina critiche al governo, colpevole di «non fare nulla». Tra le tute blu, Fim e Uilm chiedono alla Fiat di confermare gli investimenti annunciati. Così come la Fiom, che però è accusata di poca serietà da Marchionne per il suo no all’accordo su Pomigliano d’Arco. NEWCO Del sito campano si discuterà giovedì all’incontro che si terrà sempre a Torino tra Fiat e i coordinatori nazionali del settore auto dei sindacati.
Al centro del tavolo, l’ipotesi della newco. Ovvero di una nuova società Fiat creata per riassumere gli operai partenopei con un nuovo contratto, che vincoli i lavoratori alle condizioni poste dal Lingotto per produrre la nuova Panda in Campania. Giovedì la Fiat potrebbe comunicare la disdetta del contratto nazionale dei metalmeccanici. Un’ipotesi bocciata preventivamente da tutti i sindacati. A differenza dell’idea di costituire una newco a Pomigliano, che però andare bene a Fim-Cisl e Uilm-Uil, a patto che vengano riassunti tutti i cinquemila operai. Ma«se si volesse cambiare il contratto, saremmo costretti a mostrare il nostro dissenso » ha aggiunto in serata Bonanni. Sul ruolo dei sindacati è intervenuto anche il senatore Pd e giuslavorista Pietro Ichino, secondo cui «quando chiede di trattare con sindacati “seri”, Marchionne intende dire che ha bisogno di poter negoziare con la certezza dell’effettività del contratto stipulato». Cosa che «oggi il nostro sistema di relazioni industriali non garantisce». Mentere riferendosi al caso Mirafiori, l’espondente del Pd ha aggiunto : «Dobbiamo chiederci perché anche le grandi multinazionali tendano per lo più a stare alla larga dal nostro Paese».