Fiat, reintegrati i tre licenziati di Melfi
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TORINO - Il giudice del lavoro di Melfi, Emilio Minio, ha condannato la Fiat per comportamento antisindacale imponendo all´azienda di riassumere i tre operai licenziati lo scorso 14 luglio con l´accusa di aver sabotato la produzione. I tre, due delegati (Antonio Lamorte e Giovanni Barozzino) e un iscritto alla Fiom (Marco Pignatelli), dovranno tornare in fabbrica il 23 agosto prossimo, alla ripresa dell´attività dello stabilimento lucano.
La sentenza giudica infondata la tesi della Fiat secondo cui i tre, durante uno sciopero interno, avrebbero bloccato un carrello automatico per il trasporto dei componenti impedendo così di lavorare anche a coloro che non avevano aderito allo sciopero. In realtà, ha accertato il giudice, il carrello non si bloccò a causa della posizione degli scioperanti ma perché aveva urtato un ostacolo. Dunque, a differenza di quanto sosteneva la Fiat nella lettera di licenziamento, i tre «non ebbero il deliberato intento di bloccare la produzione». Ritenuto così nullo il licenziamento, il giudice ha poi condannato la Fiat per comportamento antisindacale e la conseguente violazione dell´articolo 28 dello statuto dei lavoratori poiché i tre erano iscritti alla Fiom e con la loro espulsione dalla fabbrica l´azienda voleva colpire un sindacato che contesta le scelte di organizzazione del lavoro del Lingotto.
Ovviamente positive le reazioni tra i metalmeccanici della Cgil. «Questa sentenza - ha commentato il segretario nazionale della Fiom, Maurizio Landini - smentisce i tanti ministri, sindacalisti e politici che in queste settimane hanno stupidamente parlato di atti di sabotaggio. Dovrebbero tutti chiedere scusa ai lavoratori di Melfi per averli offesi». Landini aggiunge che «i problemi di organizzazione del lavoro posti dall´azienda si possono tranquillamente affrontare senza bisogno di newco, nuovi contratti nazionali e altre diavolerie. Sbagliano quei sindacati che pensano che si possa uscire dalla crisi riducendo i diritti dei lavoratori». Per la Cgil il segretario confederale, Vincenzo Scudiere, ha detto che l´organizzazione è sempre pronta a riaprire il confronto «se le relazioni sindacali saranno più leali e corrette».
Nonostante le divisioni, tutti i sindacati hanno accolto con favore la sentenza. Per il segretario della Fim, Giuseppe Farina, «si conferma che in Italia ci sono diritti e garanzie contrattuali e di legge, che valgono per tutti, anche per la Fiat. Dunque la strada da battere è quella del consenso e non della repressione. Non si può gestire un´azienda nuova con vecchi e tradizionali rapporti sindacali». Pur esprimendo «soddisfazione per il reintegro dei lavoratori», il segretario della Uilm, Rocco Palombella, attacca la Fiom per aver organizzato gli scioperi di protesta che seguirono ai licenziamenti: «Bastava andare dal giudice senza bloccare la produzione». Per l´Ugl invece «la sentenza dovrebbe indurre la Fiat a murare l´atteggiamento assunto negli ultimi tempi».