Fiat licenzia da Torino a Melfi. Fiom: «Questa è rappresaglia»
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Dopo Mirafiori, Melfi. La Fiat ha deciso di usare la mano pesante e dopo aver licenziato un impiegato a Torino per aver diffuso un volantino con la e-mail interna, ieri ha replicato licenziando altri tre dipendenti, questa volta alla Sata di Melfi. Sia l’impiegato piemontese, che due dei tre operai «sanzionati» in Basilicata, sono rappresentanti sindacali della Fiom-Cgil, la sigla che si è opposta e si oppone all’accordo sullo stabilimento di Pomigliano in cui legge una riduzione di tutele e diritti dei lavoratori. L’intesa è stata bocciata dal36% dei dipendenti: se possono lo dicono e con loro i colleghi di altri stabilimenti. I metalmeccanici Cgil parlano di «rappresaglia » arrivata dopo il «ricatto» dell’accordo. Così il leader Fiom, Maurizio Landini, che ieri è corso in Basilicata dopo che i tre licenziati erano saliti per protesta sulla Porta Venosina, un antico monumento nel centro cittadino. Landini parla di «intimidazione dei lavoratori».
LETTERA A MARCHIONNE Il clima già pesante si è fatto teso e in poche ore ha annullato lo spiraglio di dialogo che si era aperto in mattinata. Landini ha infatti scritto all’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, invitandolo a discutere, a «parlare della vertenza senza filtri e finzioni mediatiche». Un gesto apprezzato anche dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia «è importante questo passo, lo leggo come un’apertura», ha commentato. Nel pomeriggio la notizia dei licenziamenti ha cambiato di segno alla giornata. Insieme al fatto che il Lingotto non intende pagare ai lavoratori le quote aggiuntive del premio relativo ai risultati del 2009: «Non ci sono le condizioni», ha spiegato l’azienda in un incontro con tutti i sindacati che per oggi hanno indetto altre due ore di sciopero. Senza il «premio» i dipendenti avranno a luglio 600 euro in meno rispetto all’anno scorso. Tornando a Melfi, i lavoratori licenziati sono accusati di aver bloccato un carrello robotizzato per il trasporto di componenti durante un corteo interno. In questo modo, avrebbero impedito la produzione, e colleghi che non aderivano allo sciopero sono stati impossibilitati a lavorare. Il licenziamento dell’operaio è già operativo, quello dei due sindacalisti segue per legge una procedura diversa, ma per la Fiom è praticamente certo. In tanti ieri hanno preso posizione contro le decisioni Fiat. La Cgil parla di «licenziamenti incomprensibili », «la Fiat sta determinando una tensione sociale di cui non si sente il bisogno». Preoccupazione anche nel Pd: «Non vorremmo assistere a uno stillicidio di licenziamenti disciplinari che innescherebbe un braccio di ferro non augurabile per nessuno», dice Cesare Damiano. «Peggio di Valletta negli anni Cinquanta - taglia corto Cesare Salvi ex ministro del Lavoro e oggi portavoce della Federazione della sinistra- La Fiat sta stracciando la Costituzione non solo per quel che riguarda i diritti del lavoro,ma anche i diritti del sindacato».Ma per Maurizio Sacconi «un sindacato contesta questa decisione, non gli altri». Eall’attuale ministro del Lavoro tanto basta.