Federalberghi: "Siamo albergatori non poliziotti"
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"Siamo albergatori non dei poliziotti" Il presidente della Federalberghi: la legge sulla sicurezza va cambiata
RIMINI - "E' assurdo che un albergatore debba fare il poliziotto. Dopo aver dato il benvenuto al cliente, siamo costretti a chiedergli il documento. Quasi a contraddire la nostra vocazione di ospitalità. Il caso di Pavarotti accende i riflettori su un problema che noi abbiamo sollevato pochi anni fa, quando è entrato in vigore il trattato di Schengen che permette di attraversare le frontiere senza carta d'identità". Bernabò Bocca, presidente nazionale della Federalberghi, non condanna il rifiuto da parte dell'hotel Sheraton di ospitare Pavarotti senza documento d'identità, ma la legge che impone tale obbligo. Il "casus" Pavarotti ha tenuto banco ieri alla Fiera di Rimini, dove sono riuniti i manager della vacanza per il Salone dell'Attrezzatura Alberghiera. E da quella platea si è levato un coro unanime contro una legge considerata "antiquata e inospitale". "Un provvedimento da regime poliziesco", commenta Aureliano Bonini di Trademark Italia, una delle maggiori società di consulenza alberghiera. "Non risolve il problema della sicurezza, e perdipiù nega le elementari regole di accoglienza", gli fa eco Piero Marini, amministratore delegato della catena alberghiera Mercure. Un fronte comune che ha approvato l'intenzione di Bocca di chiedere un incontro con il Ministero degli Interni per tentare di cambiare le direttive. Allora, presidente Bocca, vi rivolgerete al Viminale? "Sì, perchè non possiamo attenerci ancora ad un articolo di legge del Testo di Pubblica Sicurezza che risale al 1931. Quando l'Italia ha aderito a Schengen, pensavamo che le regole potessero cambiare anche per noi. Anzi in quell'occasione chiedemmo proprio al Ministero degli Interni di poter utilizzare l'autocertificazione. Ci dissero di no. Noi protestammo, invano. E adesso riproveremo a farci sentire". E' solo un problema burocratico? "No, riguarda anche il concetto di ospitalità. L'Italia, con le sue attrattive turistiche, non può sottostare a regole che interpretano la vacanza come un problema di ordine pubblico".
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