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25.09.2002 Europa: il debito italiano cresce troppo di Sergio Sergi
STRASBURGO - Un nuovo patto per il risanamento dei bilanci. Un accordo fatto di una serie di mosse, ma precise e da mettere nero su bianco dall’Ecofin. Un’intesa politica con un “do” ma anche con un “des” per i paesi di Eurolandia e con una postilla più amara per quelli meno virtuosi come l’Italia il cui debito “sta crescendo verso il 110%”. É l’estrema proposta che il presidente della Commissione, Romano Prodi, e il suo commissario per le Politiche economiche, lo spagnolo Pedro Solbes, hanno avanzato ieri ai governi della “zona euro” alle prese con la brusca frenata della crescita (appena la scorsa primavera si sperava nell’1,4% ma sarà, forse, di mezzo punto in meno) e con i conti difficili da far quadrare. La proposta, in sintesi, è contenuta in questo ragionamento: 1) il patto di stabilità e di crescita non si toccherà; 2) i paesi di Eurolandia faranno registrare nel 2002 un rapporto deficit-pil del 2% invece di un risultato di pareggio o quantomeno vicino al pareggio; 3) il risanamento dei conti e il raggiungimento dell’obiettivo, preliminarmente fissato a Siviglia, nello scorso giugno, per il 2003-2004, verrà spostato di due anni; 4) lo slittamento dovrà essere compensato dall’impegno di ridurre il deficit di 0,5% ogni anno, dunque entro il 2006, ma con azioni rigorosamente strutturali; 5) i paesi che presenteranno una situazione più grave, specie dal punto di vista del debito pubblico, dovranno compiere uno sforzo più grande e senza ricorrere a misure una tantum; 6) nel caso in cui la crescita dovesse accelerare, i paesi dovranno a loro volta accelerare il passo verso il pareggio di bilancio. In verità, le mosse previste dalla Commissione sono quattro e Romano Prodi, da Copenaghen, ha spiegato che essa è perfettamente in linea con le regole del patto di stabilità. Il presidente ha detto: “Abbiamo individuato una strategia che non solo è coerente con il patto ma che lo rafforza in quanto incorpora gli effetti di sviluppo del ciclo economico nella sorveglianza dei bilanci”. Di che si tratta? Prodi ha ribadito che il parametro del 3% del deficit “resta un obbligo vincolante”. Altrimenti non si spiegherebbe perchè la Commissione, nello stesso giorno, abbia dato il via alla procedura d’infrazione nei riguardi del Portogallo, paese che nel 2001, dato adesso ufficiale, ha fatto segnare un terribile 4,1% e che si appresta a sforare anche nel 2002. Il patto dunque, non è in discussione. La Commissione ha proposto un percorso di avvicinamento al pareggio che si concluda nel 2006 (a Siviglia era stata fissato il 2004 per tutti i paesi e il 2003 per l’Italia), con aggiustamenti dell’ordine dello 0,5%. Un percorso, però, accompagnato dall’avvertimento che politiche pro-cicliche, di ritorno a spese senza controllo che allontanerebbero la zona del pareggio, sarebbero valutate come “violazioni del patto”. Riepilogando: 1) la soglia del 3% resta; 2) l’obiettivo del pareggio vicino al bilancio dovrà avere espliciti riferimenti alle considerazioni cicliche; 3) il risanamento dovrà essere ogni anno pari almeno allo 0,5% ma entro il 2006; 4) ogni deviazione sarà considerata una violazione dell’accordo. Nell’avanzare la proposta, che sarà esaminata dall’Eurogruppo il prossimo 7 ottobre a Lussemburgo, la Commissione ha descritto la situazione dei quattro paesi reprobi. L’Italia, ha detto Solbes nel suo rapporto “top secret” ai commissari, “il governo ha fissato il deficit all’1,8% per il 2002 contro l’obiettivo del programma di stabilità dello 0,8%. La riduzione del debito s’è fermata, con il tasso tornato a crescere verso il 110%”. Riferendosi anche a Germania, Francia e Portogallo, il commissario alle Politiche economiche ha detto che gli scollamenti dei bilanci “non possono essere spiegati soltanto da una crescita più lenta di quella prevista”. I conti deteriorati, in verità sono stati anche la conseguenza di “immotivati cambiamenti delle tasse” e anche da spese incontrollate. Ora bisogna correre ai ripari. Prodi ha detto che “quattro paesi incontrano forti difficoltà nel rispettare i propri impegni nell’ambito del patto”. La Commissione cerca di andargli incontro, ma all’interno delle regole convenute dagli stessi governi. E allora, che si diano da fare, che adottino misure strutturali per avanzare al ritmo dello 0,5% ma attenzione ai passi falsi. E per l’Italia, Solbes ha dedicato un altro ammonimento: “Si tratta di un caso tipico. Un paese che a causa di un alto livello del debito deve fare di più dello 0,5%”. Il nuovo numeretto che adesso diventerà il tormentone , dovrà essere considerato dal governo italiano “un minimo, soltanto un minimo”. Perchè pesa, eccome, il debito.
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