29/3/2004 ore: 10:46
Epifania e Ognissanti a rischio
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LUNEDÌ 29 MARZO 2004 |
Pagina 8 - Economia |
ECONOMIA E POLITICA Epifania e Ognissanti a rischio Il governo sposa la linea Raffarin e prepara lo stop a due festività
Nell´86 fu Craxi a reintrodurre la Befana, mentre Ciampi volle il ritorno del 2 giugno
Del resto la Francia di centrodestra di Raffarin ha dato l´esempio. Ora anche per il noi l´obiettivo sarebbe la «scossa» al Pil: secondo quanto si calcola il sacrificio di due giorni darebbe all´Italia lo 0,1 in più del prodotto interno lordo. Insomma se lo scorso anno avessimo lavorato anche il giorno dei Santi e quello della Befana il Pil invece di crescere dello 0,3 per cento sarebbe salito dello 0,4. Non molto e dunque si capiscono le battute ironiche con cui i sindacati hanno accolto la proposta di Berlusconi, che pure ha trovato sponda nei giorni scorsi nelle tesi di Fiorella Padoa Schioppa: l´economista ha proposto di lavorare una settimana in più per aggiungere al Pil 3-4 decimi di punto. Basterebbe? Molti osservano che nel 2002, a causa dello scontro frontale del governo con i sindacati sull´articolo 18, si sono perse 28 milioni di ore di lavoro. E aggiungono che, forse, un ritorno del dialogo sociale potrebbe contribuire a recuperare molta della produzione industriale perduta. Per non contare i problemi del nostro export, quelli della concorrenza cinese e degli incentivi fiscali alle imprese. Ma poi: siamo veramente il popolo dei «ponti»? Forse in passato. Come alcuni ricorderanno una legge del 1976 - in piena austerity - cancellò con un colpo di spugna molte festività. Furono abolite San Giuseppe (19 marzo), l´Ascensione (29 maggio), il Corpus Domini (19 giugno), Pietro e Paolo (29 giugno) oltre al 2 giugno (Festa della Repubblica) e 4 novembre (festa della Vittoria). Successivamente si fece marcia indietro: Craxi ripristinò la Befana nel 1986, con il plauso del Papa e Ciampi ottenne nel 2001 il ritorno della festa del 2 giugno. Limitatamente a Roma, tornò la festa di Pietro e Paolo. Ma il terreno è minato: la Lega, ad esempio, lo scorso anno ha chiesto l´abolizione di una festa ad alto significato simbolico come quella della Liberazione del 25 aprile e ha proposto invece di ripristinare in Padania la ricorrenza di San Marco. Viceversa è stato proprio il Capo dello Stato a chiedere maggiore visibilità per una festa «dimenticata» come quella del Tricolore nato a Reggio Emilia il 7 gennaio del 1797. Tornando al profilo più tecnico della vicenda gli economisti sottolineano che la produttività del lavoro dipende più dall´inserimento di nuove tecnologie che dall´aumento del numero di ore lavorate, mentre il confronto con Francia e Germania sfata il luogo comune di un popolo di sfaticati: secondo i dati Ocse del 2002 in Italia ogni anno si lavorano in media 1.552 ore, in Francia 1.392,7 e in Germania 1.361,1. Negli Usa di più, ma si sa che è un altro mondo. |
PARIGI Via una festa per aiutare gli anziani PARIGI - Un giorno di festa in meno per finanziare gli aiuti agli handicappati e agli anziani. Il disegno di legge è già stato varato e il provvedimento, salvo sorprese, dovrebbe entrare in vigore nel 2005. Contestato dalla sinistra e dai sindacati, applaudito dal Medef, corrispettivo della nostra Confindustria, Jean-Pierre Raffarin ha deciso di cancellare dal calendario delle festività il lunedì di Pentecoste. Anche se le modalità esatte dovranno essere discusse a livello di categoria, questa misura consentirà allo Stato di incassare nove miliardi in quattro anni. L´istituzione di una «giornata di solidarietà» è stata decisa dopo la canicola dell´estate scorsa, che è costata la vita a quasi 15 mila anziani. In pratica, i contributi sociali generati da quella giornata di lavoro in più andranno a finanziare il reclutamento di infermieri e inservienti nelle case di riposo, nonché a sovvenzionare l´impiego di personale a domicilio. L´idea è stata duramente criticata dalla sinistra: «La sedicente solidarietà sarà pagata solo dai lavoratori dipendenti, obbligati a lavorare gratis un giorno in più», hanno detto i socialisti. Ma i sindacati si sono schierati contro anche per un altro motivo: la soppressione di un giorno festivo si accompagnerà alla creazione di una «cassa nazionale di solidarietà», che secondo le organizzazioni sindacali prefigura una rottura del patto sociale di solidarietà. (g. mart.)
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