9/4/2004 ore: 10:29

Epifani: ma il 25 aprile non si tocca

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VENERDÌ 9 APRILE 2004

 
 
Pagina 8 - Interni
 
 
IL CASO

Pacifisti, due settimane in piazza
Epifani: ma il 25 aprile non si tocca
          A sinistra c´è chi chiede "una giornata di resistenza alla guerra".
          Il segretario Cgil: non alterarne il significato

          Il movimento "Fermiamo la guerra": vogliamo incontrare il capo dello Stato
          GIOVANNA CASADIO


      ROMA - Due settimane di mobilitazione per la pace, sì. Ma l´idea - che era già diventata un "passa parola" nel movimento - di trasformare le manifestazioni del 25 aprile nel ritorno in piazza del popolo della pace con lo slogan "via le truppe dall´Iraq", è stata bocciata dalla Cgil. Non è piaciuta a Guglielmo Epifani, il segretario, che ne ha individuato i rischi. Soprattutto quello di fare della giornata della Liberazione dell´Italia dal nazifascismo, l´occasione di polemiche e di nuove divisioni nel centrosinistra. «Non abbiamo mai avuto l´intenzione di alterare il significato della data del 25 aprile; non ci è mai passato per la mente», ha chiarito.
      Evidente che la Cgil sta in prima linea sul fronte pacifista e che «il significato delle bandiere per la pace vivrà nelle nostre manifestazioni che saranno tante e ripetute». Però il manifesto-appello delle manifestazioni, organizzate dalle associazioni partigiane, non sarà cambiato. Celebra la Resistenza, avverte del pericolo di revisionismo, elogia Ciampi e condanna «le guerre unilaterali e preventive» invocando l´Onu in Iraq e il valore della pace. Questa è la piattaforma del 25 aprile e questa resta, pur prevedendo nel comizio di Epifani a Milano di affrontare la questione della pace.
      Non è proprio la stessa opinione di Pdci, Verdi e lista Occhetto-Di Pietro che hanno insistito: «Facciamo del 25 aprile anche la giornata di resistenza alla guerra». «Con l´Anpi i contatti ci sono, perché non un 25 aprile per il ritiro delle truppe dall´Iraq?», sostiene Maura Cossutta. Così la pensa anche Raffaella Bolini dell´Arci; Marco Bersani di Attac; Elettra Deiana di Rifondazione. Una riunione ieri mattina a Roma del comitato "Fermiamo la guerra", dei deputati pacifisti e dei senatori di "Samarcanda", di esponenti del Social forum, in sintesi della "Tavola della pace", decide intanto per una mobilitazione pacifista diffusa. «Gli ultimi eventi squarciano definitivamente il velo sulla vera natura della missione italiana in Iraq. Di fronte a quanto è accaduto l´altro giorno a Nassiriya, è evidente che il nostro contingente è impegnato al pari delle altre forze di occupazione, e sotto il comando statunitense, in azioni di guerra e di repressione della popolazione», affermano. E denunciano la violazione dell´articolo 11 della Costituzione. I prossimi passi del movimento saranno la richiesta di un incontro con il presidente Ciampi in quanto garante della Carta; la presentazione di una mozione in Parlamento per ritiro delle truppe; due settimane di mobilitazione con manifesti, sit-in, manifestazioni (il 17 a Brescia per la fiera delle armi leggere) che sfocino nella partecipazione a quelle del 25 aprile.
      Verdi, Pdci e rappresentanze sindacali di base pensano a una petizione a Ciampi con presìdi per raccogliere le firme. I no global e Paolo Cento (Verdi) rilanciano le ispezioni alle basi militari. Cento annuncia inoltre la richiesta, oggi, al presidente Pier Ferdinando Casini di non chiudere la Camera durante le feste di Pasqua così da monitorare quanto accade in Iraq. Spiega Flavio Lotti (Tavola della pace) che «il movimento per la pace non ha bisogno di un altro grande corteo come quello del 20 marzo» e che ci saranno molte occasioni. Anche il 25 aprile? «Certo, però non è necessario cambiare la piattaforma: ci aggregheremo; il 25 aprile non ha bisogno di essere riempito di altri contenuti».

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