Electrolux, polemica sul volantino
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Electrolux, polemica sul volantino di Giovanni Laccabò
Un volantino di fabbrica è bastato al ministro Maroni e agli industriali per rilanciare ingiuriose accuse al sindacato di connivenza col terrorismo. Accade alla Electrolux Zanussi di Susegana (Treviso), sollecitata dalla rsu Fiom a dissociarsi, sull’articolo 18, dai diktat di Confindustria e governo, della cui linea il capo del personale Zanussi, Maurizio Castro, è consulente: se la linea Electrolux non si distanzierà da Confindustria - avverte il sindacato - dopo lo sciopero generale del 16 sarà lotta dura anche in fabbrica. Gli oltranzisti del centrodestra hanno stravolto il documento, attribuendogli gratis la valenza di un battistrada di rappresaglie violente. Per Maroni è «inquietante», con «espressioni gravi, minacciose e intimidatorie verso la società e un suo dirigente», che viene «accusato come se fosse un grave reato collaborare col governo». E chiede che «il sindacato prenda le distanze», tanto più che, insinua il ministro, c’è un misterioso giallo da svelare: come poteva la Fiom sapere che Castro era nel pool di Biagi? Eppure Andrea Castagna, segretario Fiom del Veneto, già mercoledì aveva dichiarato che il ruolo di Castro era noto al mondo intero e che pertanto è comico parlare di «struttura informativa efficiente al di fuori di quella istituzionale», secondo i bizzarri sospetti di Maroni. Ancora più grave è che Federmeccanica e Maroni si siano inventati minacce inesistenti. Maurizio Castro è superprotetto dopo la comparsa di scritte del partito armato alla Zanussi di Mel, come ricorda lo stesso Maroni, il quale tuttavia dimentica ancora una volta di spiegare come mai Marco Biagi circolasse da solo e in bicicletta. E si chiarisce anche che sul 18 Biagi non la pensava come Maroni: ieri Pietro Larizza, presidente del Cnel, ha fatto sbobinare un intervento svolto da Marco Biagi lo scorso novembre: «Il libro bianco al 18 fa cenno ma non lo considera un punto nevralgico, anche se traspare un orientamento favorevole alla revisione», diceva lo studioso. E ancora: «La reintegrazione è talmente marginale che non ha più ragion d’essere, ma allora - si chiedeva Biagi - si potrebbe obiettare: se è così marginale, perchè toccarla? D’accordo - rispondeva -. Io personalmente non penso sia l’argomento su cui discutere, altri impegnativi temi ci devono occupare». Il volantino Zanussi su cui il ministro si scaglia si limita a confermare che qualsiasi accordo aziendale su straordinari e flessibilità sarà condizionato alla «conclusione della vertenza nazionale tra sindacato, governo e Confindustria che si potrà fare solo previo stralcio dell’articolo 18, oltre che delle deleghe su fisco, previdenza e scuola. Il testo incriminato prosegue così: «Ricordiamo ai lavoratori che Electrolux non si è dissociata dalle iniziative che Confindustria e governo sostengono, come da richiesta al tavolo di trattativa da parte della rsu. L’azienda partecipa inoltre attraverso suoi dirigenti alla stesura delle norme che il governo vuole attuare. Tale esposizione aggrava le responsabilità di Electrolux nella vertenza in corso a livello nazionale». Polemica montata a freddo, dunque, quella di Federmeccanica e Cdl, criticata da Luigi Angeletti a Firenze («alla vigilia dello sciopero tutti i pretesti sono buoni per sparare sul sindacato») e dai leader Cgil-Cisl-Uil di Treviso: «Il volantino è brutto ma legittimo, scritto in buona fede e con un po’ di ingenuità, ma privo di qualsiasi minaccia»: si limita a prefigurare ciò che accadrà in tutte le fabbriche dopo il 16 aprile se il governo non cambierà strada. Ma è proprio questo l’aspetto che spaventa di più il governo e gli industriali i quali, strumentalizzando persino il terrorismo, vorrebbero «un surplus di prudenza», come suggerisce il presidente di Unionindustria di Treviso Sergio Bellato. Critiche dettate da ragioni di competizione interna sono tuttavia giunte da Fim e Uilm, mentre la segreteria nazionale della Fiom difende il comunicato Fiom di Susegana, e critica «la disinvoluta» con cui si è cercato di trasformarlo «in una qualche forma di rapporto tra lotta sindacale ed episodi terroristici».
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