Effetto incentivi finito: la vendita delle auto crolla del 26 per cento
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Crollo delle vendite di auto nel mese di luglio, con un segno negativo del 26%. I concessionari parlano di disastro rispetto allo scorso anno in cui operavano gli incentivi. E il presidente della loro associazione, la Federauto, teme che le cifre ufficiali che saranno diffuse oggi possano rivelare una situazione più grave. Federauto chiede allo Stato «di prendere subito in considerazione misure a supporto del mercato, che sarebbero a costo zero». MILANO — «Un vero disastro per tutti». Sul previsto crollo delle vendite di auto nel mese di luglio, che dovrebbe mostrare un segno negativo del 26%, i concessionari non riescono a trovare parole diverse e più immediate. E il presidente della loro associazione, la Federauto, non nasconde il timore che le cifre ufficiali che saranno diffuse oggi possano rivelare una situazione ancora più grave.
Per il numero uno dei concessionari italiani, Filippo Pavan Bernacchi, il dato delle vendite effettive ai privati — quelle per intenderci non inquinabili dai veicoli «chilometri zero» frutto delle autoimmatricolazioni dei venditori per dimostrare quote di mercato non veritiere — potrebbe essere addirittura del 30% in meno rispetto a un anno fa, con una quota Fiat (-35%) in forte caduta.
Dopo il -19% di giugno, il -13% di maggio e il -15% di aprile, è la conferma che, se tutto andrà bene, per fine anno si raggiungerà a mala pena un livello di vendite di 1 milione 900mila auto, contro i 2,16 milioni dell’anno scorso. Ma un anno fa c’erano anche gli incentivi alla rottamazione sostenuti dal governo: un dettaglio che fa una certa differenza. Tanto che, di fronte alle cifre poco esaltanti di chiusura del primo semestre 2010, l’amministratore delegato di Fiat Automobiles Lorenzo Sistino, ha realisticamente riconosciuto che «non ci sono motivi per cui la tendenza possa cambiare nel secondo semestre dell’anno».
Tutto come previsto dunque? Pare proprio di sì. «Del resto — conferma Gian Primo Quagliano del Centro studi Promotor — i raffronti di oggi vengono fatti sui dati mensili di un’annata, il 2009, con numeri decisamente forti e gonfiati dagli aiuti statali e regionali. E poi, se vogliano guardare la situazione con un occhio diverso, queste cifre ci rivelano il persistere delle difficoltà economiche delle famiglie italiane, che magari vorrebbero cambiare la vecchia auto ma non possono permetterselo».
Di incentivi, comunque, non se ne sente più parlare, e non ce ne sarebbero nemmeno in prospettiva (d’altronde come nel resto d’Europa: in Spagna finiranno a settembre, in Francia si stanno esaurendo, in Germania sono finiti un anno fa e nel Regno Unito non ci sono più da marzo di quest’anno). Ma per Pavan Bernacchi «servirebbe che il presidente del Consiglio prendesse in mano la situazione». In che modo? «Da un lato rinnovando dei bonus pluriennali per svecchiare il parco auto e incentivare le vetture a basso impatto ambientale, a cominciare da quelle alimentate a gpl e metano. Dall’altro, varando una politica seria per riallineare la tassazione delle vetture aziendali agli altri Paesi europei». Federauto chiede quindi allo Stato «di prendere subito in considerazione misure a supporto del mercato auto, che sarebbero a costo zero».
Uno studio riservato che circola tra gli addetti ai lavori elenca le cifre e addirittura ipotesi di guadagno (mancato): per ogni euro di incentivo concesso rientrerebbero nelle casse dello Stato 1 euro e 20 centesimi, considerando solo il gettito Iva sui nuovi veicoli e gli introiti delle accise sui carburanti.