Distributori all'asta; gli iper: «Non ci interessa»
17 luglio 2002
Benzinai, distributori all'asta Gli iper: «Non ci interessa»
J.G.
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MILANO - Si annuncia una nuova asta per mettere in vendita un centinaio di distributori di benzina. È la seconda asta dopo quella che si è conclusa meno di un mese fa: erano stati proposti 98 impianti, ma le offerte erano state una quindicina. In tutto l'Antitrust aveva suggerito alle compagnie di cedere 220 distributori per allargare l'offerta e aumentare la competizione. L'advisor per le compagnie è l'Ernst & Young. Anche in questa seconda asta i "big" della grande distribuzione vogliono tenersi fuori. «Non vogliamo partecipare - afferma Luigi Predeval, del consorzio costituito da Auchan-Rinascente, Coop, Carrefour, Finiper e Il Gigante per entrare nel mondo della distribuzione dei carburanti - perché non è una vera liberalizzazione: per aprire un distributore non basta aprirlo. Bisogna comprarne almeno uno e chiuderlo. Insomma, un non-mercato simile a quello delle licenze dei taxi». Come fa chi, come i supermercati, non ha mai aperto distributori - si chiede Predeval - e non può chiudere quello che non ha? Per questo motivo il consorzio promosso dalle catene di ipermercati suggerisce di dare alle Regioni il ruolo di "stanza di compensazione", che rilevi le licenze (nel settore si chiamano "decreti") dei distributori che chiudono e che assegni i nuovi impianti. «L'ingresso della grande distribuzione sarà uno stimolo a ristrutturare la rete. Potremmo vendere benzina a prezzi più bassi, perché noi per consuetudine guadagniamo piccoli margini ma su grandi volumi di vendita, e poi perché questo tipo di impianti consente economie di gestione che si riflettono su prezzi più convenienti». Non c'è il rischio di snaturare il mercato: «In una decina d'anni - conclude Predeval - si potrebbero istallare non più di 100-150 distributori nei piazzali dei supermercati». Sul fronte dei prezzi, le associazioni dei consumatori annunciano nuove iniziative. Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori organizzeranno una nuova forma di protesta, per la prima volta attuata in ambito europeo. Le associazioni anticipano solamente che «un'onda d'urto colpirà le compagnie». |
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