19/4/2007 ore: 11:19
De Benedetti: Amareggiato per lo sciopero di Repubblica
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per lo sciopero di Repubblica» è strutturale. Il contratto? È ancora lontano POLEMICA Doveva essere una semplice, per quanto importante assemblea societaria, si è invece trasformata nell’occasione per rilanciare l’interminabile botta e risposta sul rinnovo del contratto dei giornalisti e sulla clamorosa protesta dei giornalisti di Repubblica. A gettare benzina sul fuoco Carlo De Benedetti nella sua veste di padrone di casa del Gruppo L’Espresso. «Il core business - ha esordito De Benedetti - va in modo soddisfacente, ma siccome agli azionisti interessa la bottom line, dobbiamo dire che il calo dell'utile netto è un fatto strutturale e non congiunturale. Da qui l'esigenza di rivedere la struttura dei costi». Numeri che testimoniano come nel primo trimestre del 2007 l'utile netto del Gruppo Espresso è sceso dai 26,6 milioni del primo trimestre 2006 a 13,5 milioni. In frenata pure il fatturato che è stato di 272,5 milioni (-10,1%) e il margine operativo lordo che si è attestato sui 42,5 milioni (-31,8%). La revisione della struttura dei costi è stata spiegata dallo stesso De Benedetti con il riferimento ai costi del personale ed in particolare di quello giornalistico, puntando il dito contro gli aumenti retributivi automatici previsti dagli scatti di anzianità. L'ingegnere ha poi parlato di un «quadro a tinte miste» per il gruppo e ha sottolineato che «negli ultimi 10 anni abbiamo messo sotto il tappeto i problemi grazie alle ottime performance dei prodotti opzionali, che però ora fanno segnare una battuta d'arresto». Il presidente del gruppo è tornato poi ad occuparsi di giornalisti, guardando questa volta direttamente in casa sua, soffermandosi sulla dura vertenza in atto a la Repubblica, dove i giornalisti hanno proclamato e messo in atto una settimana continuativa di sciopero. «È un fatto senza precedenti che ci amareggia - ha dichiarato De Benedetti -, ma da parte dell'azienda non c'è un atteggiamento di chiusura. C'è solo, l'indisponibilità a introdurre una sorta di terzo livello di contrattazione, come richiesto dalla rappresentanza sindacale, visto che sono fermi i primi due, quello legato al contratto nazionale e quello aziendale conseguente». «In ogni caso - ha concluso De Benedetti - è ferma intenzione del gruppo ristabilire tra azienda e lavoratori i rapporti che ci hanno caratterizzato fin dalla fondazione del quotidiano». Le parole della guida del Gruppo Espresso hanno subito innescato la reazione del sindacato giornalisti: «Se gli editori sono coesi, come dice Carlo De Benedetti, i giornalisti sono molto uniti nella difesa dell'autonomia e della dignità della professione. Si tratta quindi di uno scontro che non ha senso e che può danneggiare l'intero sistema della comunicazione. L'editore del Gruppo Espresso ha gettato la maschera assumendosi il ruolo di leader dei falchi della Fieg, chiudendo le porte ad un rinnovo contrattuale in tempi brevi e scaricandone la responsabilità sui giornalisti». Il segretario della Federazione nazionale della stampa, Paolo Serventi Longhi, ha poi ribadito la disponibilità dei giornalisti a discutere dei «cambiamenti strutturali ed epocali del mondo dell'informazione di cui il presidente del gruppo l'espresso ha parlato», ma ha sottolineato il fermo rifiuto di «ogni resa senza condizioni». |