De Agostini conquista le profumerie Limoni
 venerdì 11 giugno 2004
De Agostini conquista le profumerie Limoni E guarda a Piazza Affari
MILANO - L’editoria, le polizze con la Toro, il Lotto con Lottomatica, la televisione con la spagnola Antena Tre e adesso anche i profumi. C’è una new entry tra le società controllate dal gruppo novarese De Agostini. E’ la Limoni, una holding cui fa capo l’omonima diffusissima rete di negozi che vendono profumi e prodotti cosmetici: oltre 250 punti vendita, 15% del mercato italiano, 241 milioni di euro di fatturato 2003 e utile netto di 2,5 milioni. De Agostini era già nella cordata dei soci storici, insieme all’imprenditore modenese Piofrancesco Borghetti, presidente del gruppo Limoni, Gianfilippo Cuneo, Interbanca, Banca Intesa e Isabella Seragnoli. In questi giorni però si è perfezionato un aumento di capitale varato lo scorso anno che ha portato l’azienda di Novara al controllo assoluto della Limoni. La finanziaria belga Essence, che fa capo indirettamente alla De Agostini, è passata dal 38 al 58% della lussemburghese Limoni Holding che possiede il 71% della Limoni spa. Tutta la struttura proprietaria è complicatissima e transita per una serie di «scatole» domiciliate in Lussemburgo ma la sostanza è che De Agostini ha ora il controllo della catena Limoni. L’operazione si è chiusa definitivamente con le ultime autorizzazioni dell’Antitrust. E nel frattempo Lorenzo Pellicioli si è insediato nel consiglio della Limoni, in rappresentanza, quasi sicuramente, della De Agostini. Ad essa, con i meccanismi di governance rimodulati sul nuovo assetto, spettano ampi poteri di gestione e di indirizzo strategico. In ogni caso viene riconosciuta la centralità di Borghetti nella conduzione dell’azienda. L’ex numero uno della Seat Pagine Gialle è sempre più l’uomo degli investimenti finanziari del gruppo, una sorta di merchant banker e di asset manager interno, responsabile della «diversificazione». E anche per questo ha assunto un ruolo di coordinamento nella subholding De Agostini Invest oltre ad essere da tempo consigliere della capogruppo. Già da tempo era stato individuato l’approdo in Borsa per la Limoni e del resto l’impostazione dell’investimento iniziale e la compagine azionaria erano in parte costruite per arrivare il più presto possibile alla quotazione. Prevista espressamente anche nei patti di sindacato che hanno regolato i rapporti tra i soci. Questo ulteriore scossone nell’assetto dovrebbe accelerare il processo anche perché nel frattempo le partecipazioni delle banche si sono spostate al piano di sotto, cioè nella società operativa che dovrebbe essere collocata al listino.
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Mario Gerevini
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 Economia
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