Crisi, anche la Cna in cassa integrazione
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Cig a rotazione per quasi 80 dipendenti
ROVIGO — La crisi che ha colpito gli artigiani mette in difficoltà anche la Cna polesana. Sono circa 80 i dipendenti dell’associazione di categoria che dall’inizio del mese sono in cassa integrazione. «Una misura tampone - spiegano i sindacati - per impedire licenziamenti e avviare la riorganizzazione dei servizi».
Già da alcuni mesi la Cna lavora gomito a gomito con i sindacati per trovare una via d’uscita alle difficoltà economiche legate alla crisi del mondo artigiano. Da marzo i dipendenti di una delle maggiori associazioni di categoria polesana sono di fatto in cassa integrazione a rotazione fino alla fine dell’anno. Una misura presa per evitare soluzioni ben più drastiche, come la decina di licenziamenti decisi due anni fa.
«L’unica alternativa a quello scenario - spiega Maurizia Rizzo, segretaria della Fisascat Cisl - era tentare la via della cassa integrazione, sfruttando questo periodo per realizzare un piano di sviluppo e rilancio dei servizi». Secondo i sindacati, alle radici della difficile situazione della Cna, che in Polesine conta 11 sedi e circa tremila associati, è in primo luogo la crisi delle aziende artigiane, che ha ridotto gli introiti della loro organizzazione di riferimento. La «base» dell’organizzazione, indebolita dai problemi economici, risparmia sui servizi. «Inoltre - continua Rizzo - l’associazione paga scelte del passato, che si sommano ai recenti tagli ai fondi europei per la formazione, settore di punta della Cna polesana, e agli effetti delle misure per alleggerire la burocrazia». In altre parole, alcuni servizi sono diventati meno necessari.
«Per questo - aggiunge Piero Colombo, segretario Filcams Cgil - occorreva una riorganizzazione dei servizi e la riqualificazione dei dipendenti, per consentire loro di tornare a lavorare con nuove competenze. Questo consentirebbe anche alla Cna di tornare sul mercato».
La prossima settimana i sindacati torneranno a sedere al tavolo con gli artigiani per verificare la situazione: «Occorre garantire omogeneità di trattamento - spiega Rizzo - altrimenti rischiano i lavoratori dei settori meno produttivi. Occorre un lavoro di ricollocazione e formazione professionale». Questa crisi rischia però di non ess ere un caso isolato. «Altre Cna provinciali in Italia stanno attraversando problemi simili - commenta Colombo - Non è escluso che anche le altre associazioni di categoria abbiano difficoltà. Di certo la Cna in Polesine è quella che ha la struttura più articolata, quindi i problemi emergono in modo più rilevante».