Crescita, verso il confronto sindacale
 Mercoledí 03 Marzo 2004
SVILUPPO E WELFARE - Il vicepremier: incontro prima del 10 - Maroni: priorità è l’economia
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Crescita, verso il confronto sindacale |
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ROMA - Nuova convocazione in arrivo per le parti sociali. Ragione dell’invito — che dovrebbe essere recapitato a giorni a sindacati e imprese — è il rilancio dello sviluppo. Sarà il vicepremier Gianfranco Fini a gestire la riunione e a convocare direttamente le parti dopo averne parlato, nell’ultimo Consiglio dei ministri, con il titolare del Welfare Maroni. Il Governo stringe i tempi e non solo perché l’affanno dell’economia è diventata un’emergenza ma anche perché il 10 marzo Cgil, Cisl e Uil si riuniranno per decidere sullo sciopero. I giorni che restano, dunque, non sono molti per il nuovo rendez-vous sociale, anche se al ministero del Welfare assicurano che in questa imminente convocazione non c’è alcuna volontà di interferire con le decisioni del sindacato. Ad annunciare l’appuntamento è il ministro Roberto Maroni: «Il vicepremier convocherà, spero prestissimo, le parti sociali per riprendere il confronto già avviato sullo sviluppo e sul welfare. È coinvolto anche il ministero dell’Economia in questo nuovo round di confronti che avrà come priorità la crescita. Ormai le pensioni sono un capitolo chiuso, il Governo deve guardare avanti». Nel tavolo sullo sviluppo si discuterà «di come intercettare la ripresa in atto negli Usa, quante risorse mettere a disposizione, quale politica economica applicare per lo sviluppo. Conseguentemente si potrà affrontare la riforma del welfare», spiega Maroni che ha discusso dei tavoli di confronto con il vicepremier nell’ulti mo Consiglio dei ministri. La strategia del Governo non mira solo ad attenuare gli effetti dello sciopero sindacale ma punta ad affrontare la campagna elettorale mettendo in agenda il rilancio dell’economia e il tema del carovita: non è un caso che della convocazione si occuperà Fini che, come "coordinatore" della politica economica, ha la sua prima chance di gestire una trattativa di primo piano. I sindacati, dall’altro lato, preparano le contromosse. Cgil, Cisl e Uil — nell’incontro — potrebbero mettere in difficoltà il Governo su due fronti: sul fisco chiedendo di congelare la riforma per destinare le risorse altrove; sul risparmio dello 0,7% ricavato dalla riforma delle pensioni che secondo i calcoli del Governo andrà a finanziare il debito mentre secondo i sindacati dovrà alimentare la spesa sociale. Sembra, poi, scontato che il 10 marzo non sarà deciso uno sciopero generale ma è più probabile che le mobilitazioni saranno provinciali, di 4 ore, per legare le tematiche nazionali alle crisi locali. A sostenere le proteste, ci sarà una piattaforma articolata in tre capitoli: crescita e svilup po —con il testo dell’accordo di Confindustria rivisto e corretto alla luce delle nuove crisi industriali e i nuovi dati macro-economici; politica dei redditi — che punterà non solo alla questione salariale ma anche a tutto il problema redistributivo, dalle tariffe al fisco; welfare, cioè nuovi investimenti sulla spesa sociale. «C’è una sfumatura tra noi — spiega Pierpaolo Baretta segretario confederale Cisl — e cioè mentre la Cgil pone un problema di declino industriale e di redistribuzione, per noi esiste anche un problema di accumulazione. Per questa ragione a una nuova politica dei redditi è necessario affiancare una riforma della contrattazione che distribuisca a tutti, a livello territoriale, la produttività». Le pensioni, quindi, passano in seconda fila? «La previdenza — risponde Adriano Musi, numero due della Uil — sarà dentro una riarticolazione dell’agenda. Le cifre dimostrano che non è quella la priorità: il punto è una crescita ferma accompagnata da una perdita del potere d’acquisto dei salari».
LINA PALMERINI
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