15/2/2019 ore: 12:14

Corriere della Sera - Chiusure domenicali, si ricomincia da capo «Discutiamo ancora»

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Un «testo di buon senso», che però «non è la Bibbia». Quindi, meglio «un nuovo confronto». Chiusure domenicali, si ricomincia da capo. O quasi. La presidente leghista della commissione Attività produttive della Camera Barbara Saltamartini ha annunciato che ripartono le audizioni con le associazioni di categoria sul disegno di legge che regola aperture e chiusure dei negozi nei giorni festivi. Sembrava un passaggio concluso, in realtà. Il testo in discussione alla Camera è quello del leghista Andrea Dara ed è una sintesi delle sette proposte presentate da diverse forze politiche per mettere un freno alla liberalizzazione degli orari decisa nel 2011 dal governo Monti. E soprattutto il frutto di un accordo Lega-Cinque Stelle. Nella scorsa legislatura i grillini avevano già presentato un ddl, ma, passato al Senato, si era arenato alla Camera. La regulation giallo-verde prevede negozi chiusi nelle 12 festività dell’anno (escluse quattro deroghe) e una domenica su due. Applaudita da molti lavoratori, ha fatto invece insorgere tutto il mondo del commercio, da mesi preoccupato di pesanti ricadute sui ricavi e quindi sull’occupazione. E ancora ieri anche il cardinale di Stato Vaticano Pietro Parolin, incontrando il vicepremier Luigi Di Maio, ricordava «la posizione del Santo Padre: sia salvaguardato il senso della domenica», pur riconoscendo «il problema dei posti di lavoro». Ma quel ddl «non è la Bibbia», dicono ora Saltamartini e Dara. Anzi, per la presidente di commissione il testo «si discosta molto dalle sette proposte». Meglio «un nuovo confronto con le realtà associative, anche per rivalutare gli effetti sull’occupazione». Si torna quindi al punto di partenza? No, dice Saltamartini: «Il testo resta quello, ma vogliamo avere riscontri dalle parti sociali al fine di garantire il più ampio confronto». Il mondo del commercio esulta. Meno i sindacati. Che contavano sul governo (in particolare sulla compagine gialloverde) per avere un numero minimo di festività e domeniche con la saracinesca abbassata. «Il ddl Lega-M5S era una sintesi tra posizioni difficilmente compatibili — prende le distanze Fabrizio Russo, della segreteria Filcams Cgil —. In audizione ribadiremo quanto già detto. E continueremo con le mobilitazioni». Durissimi i Cobas: «Già quel testo era pessimo—dice Francesco Iacovone —, ora si torna alla casella di partenza: è un gioco dell’oca sulla pelle di 3 milioni di lavoratori e l’ennesima promessa non mantenuta da Di Maio». «Speriamo con le nuove audizioni di essere più efficaci— ironizza Claudio Gradara, presidente di Federdistribuzione —. Certo, difficile trovare mediazioni, questo ddl è un punto di partenza molto distante». Anche il presidente di Confimprese Mario Resca di mediazioni non vuole sentir parlare: «Bisogna mantenere le cose come stanno». Per l’amministratore delegato di Végé, Giorgio Santambrogio, la decisione delle forze di governo era inevitabile, vista la mobilitazione di produttori, commercio e consumatori: «Potrei capire che si introduca qualche festività con i negozi chiusi. Ma le domeniche non vanno toccate». Anche Confesercenti, l’organizzazione più critica rispetto alle liberalizzazioni, accoglie con favore i tempi supplementari del confronto: «Assieme alle altre organizzazioni del commercio stiamo cercando una posizione comune che agevoli il legislatore—dice il segretario generale Mauro Bussoni —. Le nuove regole dovranno tenere conto che in questi anni le abitudini dei consumatori sono cambiate. E anche della vocazione turistica di molti territori». Claudia Voltattorni