Coop, l`autogol della mobilità
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Tamburi di guerra alla Coop:il crollo dei consumi manda definitivamente in frantumi il rapporto privilegiato tra cooperative e sindacati. Unicoop Tirreno ha ufficialmente aperto una procedura di mobilità per 25o dipendenti, sui 677 complessivi, dei cinque punti vendita in Campania, di cui quello di Afragola dovrà essere chiuso. La controllata Ipercoop Tirreno gestisce gli iper di Afragola e Quarto, il superstore di Avellino e i supermercati napoletani di Santa Maria e Arenaccia. Dopo anni di perdite consistenti- scrive l`azienda in un comunicato - 14 milioni nel 2012 e 8° nell`ultimo quinquennio, la direzione deve sanare una situazione che mette a rischio la stabilità dell`impresa (si veda 11 Sole 24 Ore del 24 gennaio e del 5 febbraio scorsi). Infatti il 2012 ha registrato un fatturato del gruppo Unicoop Tirreno di 1,2 miliardi, con perdite per circa 19 milioni, imputabili alle svalutazioni delle partecipazioni Ipercoop Tirreno e discount Dico (un`altra patata bollente ceduta al gruppo Tuo). Pronta la reazione dei sindacati.
«Uno schiaffo alla cooperazione e aí valori della solidarietà commenta Francesco Iacovone, dell`Usb - Fermeremo questa nuova minaccia con tutti i mezzi a nostra disposizione. La Regione Campania e ?amministrazione di Napoli convochino l`azienda e intervengano per impedire una nuova drammatica perdita di posti di lavoro». «Siamo alla desertificazione della nostra regione - aggiunge Luana Di Tuoro, segretario Filcams di Napoli – Dopo la fuga di Carrefour, ora si profila quella di Coop e anche Auchan versa in crisi profonda». Dal fronte aziendale Fernando Pellegrini, direttore finanza, e bilancio di Unicoop Tirreno, ammette: «Non avremmo voluto arrivare a questa decisione: abbiamo cercato una soluzione prima all`interno del movimento cooperativo e poi con un imprenditore
campano per salvare posti di lavoro e la presenza del marchio Coop in Campania. Ma quest`ultima si è scontrata con il referendum dei lavoratori e l`irresponsabilità dei sindacati: l`azienda è con le spalle al muro, ma non possiamo rimanere passivi». In effetti il crollo dei consumi è reale e ha colpito una delle regioni più deboli del Mezzogiorno. L`anno scorso il fatturato di Ipercoop Tirreno è scivolato da 154 milioni a 138, con perdite per 14 milioni. «È doveroso – aggiunge Pellegrini - concentrare sforzi e risorse sulla salvaguardia delle strutture campane, cercando di salvare il salvabile». Sindacati pentiti del gran rifiuto opposto all`imprenditore campano Catone Group? «Preferisco non rispondere - dice Di Tuoro - ma abbiamo il dovere di ricercare soluzione alternative alla mobilità». Certo il piano industriale bocciato dal referendum dei lavoratori è una medicina amarissima (con lo smantellamento del "ricco" contratto Coop) ma, se negoziata, è l`unica speranza di salvezza. Anche perché non ci sono prospettive di ripresa dei consumi nel breve termine. Il piano industriale comprende il trasferimento dei punti vendita a una newco insieme all`insegna, ma con la gestione commerciale affidata a Catone group; tagli dei costi logistici e Cigper una parte dei lavoratori con riduzione degli spazi di vendita ad Afragola e Quarto ma con esuberi riassorbibili nei negozi di prossima apertura (Salerno e Napoli); stop alla contrattazione di secondo livello; congelamento temporaneo dell`anzianità, riassunzione nella newco con due livelli inferiori per 24 mesi. In due anni si potrebbe arrivare al pareggio e al mantenimento dell`occupazione. L`imprenditore campano sarebbe disposto a tornare in campo? «Non so se sia ancora disponibile – risponde Pellegrini - bisognerebbe verificarlo». Una matassa difficile da sbrogliare: di fatto dal 24 aprile sono scattati i 45 giorni previsti per il confronto con i síndacatí e, se non si troverà un accordo, ce ne saranno altri 3o al tavolo del ministero dello Sviluppo.