27/7/2010 ore: 11:15

Coop-Esselunga sul tavolo Antitrust

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«Il proprietario di Esselunga è convinto che la concorrenza esiste solo con la sua presenza, ma è lui l’unico a essere stato condannato per concorrenza sleale». Per questo «tuteleremo i nostri diritti chiedendo all’Antitrust una valutazione sulla correttezza della campagna pubblicitaria in atto». E’ un comunicato duro quello firmato Coop, vergato a valle della ormai bollente guerra di mercato tra il gruppo di Bernando Caprotti e la galassia cooperativa della grande distribuzione. Una vicenda ri-esplosa settimana scorsa quando Esselunga compra due pagine pubblicitarie sui quotidiani per denunciare presunti accordi anti-concorrenza tra Cooperative rosse ed enti locali. In particolare un patto occulto tra Coop Estense e Comune di Modena per impedire la costruzione di un’Esselunga su un terreno acquistato da Caprotti ma mai edificato per il veto comunale.
Accusa riproposta più o meno identica su Livorno, dove il gruppo lombardo non riesce ad aprire supermercati. «Da due settimane Esselunga ha scatenato un’offensiva contro Coop, presentandosi come vittima di trame politico-commerciali ordite ad arte dai concorrenti», controreplica ieri Coop. «Storie vecchie, alcune concluse e altre nelle quali sono state riconosciute dalla magistratura le nostre ragioni».
Di nuovo «c’è solo un metodo scorretto di fare comunicazione commerciale. Con il dubbio che possa trattarsi di una manovra per offuscare la condanna del suo proprietario per avere agito in danno di una Coop. È la seconda volta - conclude la nota - che Esselunga viene riconosciuta responsabile di concorrenza sleale».
Pronta la risposta di Esselunga, che in serata ha negato di essere stata condannata 2 volte per concorrenza sleale, «tanto più per trafugamento di informazioni commerciali di Coop». Ha negato i dati forniti sulle quote di mercato in alcune province del Nord perché non espresse in mq. E ha negato di essere stata condannata dall’Antitrust per aver alterato gli equilibri del mercato. Precisando infine che le campagne pubblicitarie non mirano a calunniare bensì solo ad esporre fatti documentati.

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