Contro il lavoro precario superare la legge Maroni
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 martedì 7 dicembre 2004
Nelle Regioni governate dal centrosinistra sono in vigore diverse normative a tutela di un’occupazione stabile e per una flessibilità contrattata Contro il lavoro precario superare la legge Maroni Andrea Bonzi
BOLOGNA Una nuova legge sul lavoro. Quando il centrosinistra sarà al governo, ci sarà bisogno di «superare» la normativa 30 di riforma del mercato del lavoro e sul suo decreto attuativo 276 con un provvedimento nuovo, i cui pilastri sono rintracciabili già oggi nei testi di legge approvati o in via di approvazione dalle dieci Regioni governate dall’Ulivo allargato a Rifondazione e Dipietristi.
A parlare è Cesare Damiano, responsabile nazionale Ds del Lavoro, che ieri ha partecipato all’incontro «L’alleanza per il lavoro» tenutosi ieri a Bologna. Insieme a lui, oltre ai colleghi degli altri partiti d’opposizione, gli assessori alla Formazione e al Lavoro di Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Umbria, rappresentanti delle province e delle parti sociali, da Confindustria ai sindacati Cgil, Cisl e Uil.
Il provvedimento, continua Damiano, dovrà usare come «bussola» il lavoro a tempo indeterminato, senza comunque rinunciare «alla buona flessibilità, regolata e contrattata», non la precarietà resa «istituzionale» dalla legge del governo.
L’opposizione non parte da zero, ma dalla «raffica di normative sul lavoro» emanata dalle Regioni in ossequio alle modifiche del Titolo V: Umbria e Toscana le hanno già approvate negli anni scorsi (ma mancano le integrazioni post-legge Maroni), all’inizio del 2005 toccherà a Emilia-Romagna e Marche, mentre in Campania il testo è appena passato in giunta.
Sulla legge 30 e sul decreto attuativo, poi, pendono i ricorsi alla Consulta di alcune Regioni, Emilia-Romagna e Toscana in testa, che contestano la «costituzionalità» di alcune decisioni, in particolare sulle modalità di accreditamenti dei privati e sulle «discriminazioni» verso i disabili che cercano lavoro.
«L’opposizione nazionale può prendere spunto dalle nostre legislazioni regionali, che hanno molti tratti comuni - esordisce Mariangela Bastico, assessore alla Formazione e al Lavoro dell’Emilia-Romagna -, e utilizzarle per il programma futuro di governo. Se funzionano in Regioni importanti e diversificate come le dieci governate dal centrosinistra, allora significa che può funzionare per l’intero Paese».
Tra i punti qualificanti delle proposte delle Regioni, la «il rafforzamento dei servizi pubblici per l’impiego - dice Ugo Ascoli, assessore al Lavoro delle Marche -, la stabilizzazione dei rapporti di lavoro, l’aumento degli ammortizzatori sociali e l’estensione dei diritti ai disabili con gravi difficoltà di inserimento nei luoghi di lavoro».
Il testo dell’Umbria, continua l’assessore Gaia Grossi, «non è in contrapposizione con la legge 30, ma propone un modello di sviluppo diverso, che valorizza le risorse dei lavoratori e la qualità delle prestazioni. Dall’inizio del 2003, quando abbiamo applicato questa normativa, crescono le assunzioni a tempo indeterminato: la flessibilità vale come trampolino di lancio, non può diventare una trappola». La Toscana, infine, prende a cuore la situazione «degli apprendisti, più di 40 mila sul territorio, degli svantaggiati e delle borse lavoro», chiude l’assessore Paolo Benesperi.
Un orientamento condiviso anche al di fuori dell’Ulivo, da Rifondazione (che pure, insieme ai Comunisti italiani, chiede l’abrogazione assoluta della legge Maroni) all’Italia dei Valori e «che può costituire - concordano i presenti - un terreno comune su cui fare crescere l’alternativa di governo a Berlusconi».
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