Contratti, scontro col sindacato



venerdì 30 luglio 2004
sezione: IN PRIMO PIANO - pag: 3
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Angeletti: «Irrealistico il tasso 2005» - Pezzotta: stanno mettendo molta legna sul fuoco Contratti, scontro col sindacato
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LINA PALMERINI |
ROMA • «Stanno mettendo molta legna sul fuoco per settembre». Non è la barzelletta dell’indiano raccontata dal premier, ma il commento di Savino Pezzotta mentre scorre le pagine del Dpef. L’elenco delle cose che non vanno per il sindacato è piuttosto lungo, tanto da far immaginare davvero un nuovo sciopero generale a ottobre. «Non va bene» quel tasso di inflazione programmata per il 2005 all’1,6%; «non va bene» la riforma delle pensioni approvata con il voto di fiducia; «è andato male» l’incontro sui contratti del pubblico impiego; è «sbagliatissimo», che il premier continui a parlare di riduzione fiscale a tre aliquote con una situazione dei conti pubblici «pesantissima»; «è una stangata la Finanziaria da 24 miliardi che si abbatterà su spesa sociale e sul Sud».
Andando con ordine, c’è innanzitutto l’inflazione programmata fissata dal Dpef all’1,6 per cento. Un dato giudicato «irrealistico» da Cgil, Cisl e Uil al punto che Luigi Angeletti propone di «rottamare l’inflazione programmata», perché ormai è un parametro inutile. Questo vuol dire che la politica dei redditi è saltata: cioè, il Governo fissa dei tassi non credibili che il sindacato — rinnovando i contratti — non rispetta. E dunque si contratteranno menti salariali fuori da quel perimetro dell’accordo di luglio che servì a tenere sotto controllo il caro-vita e ad aiutare il risanamento. Un problema nuovo, anche per il Governo e non solo per le imprese.
«Quello su cui dobbiamo puntare — ha detto Angeletti — è la crescita del Paese. Dunque, anche la crescita dei salari reali». Insomma, la prossima stagione contrattuale, che vede in prima il pubblico impiego e i metalmeccanici, sarà tutt’altro che semplice. Rinnovi che fisseranno incrementi salariali ben sopra l’1,6% ma piuttosto sopra al 2 per cento. «Tra il tasso programmato e l’inflazione tendenziale — commenta il segretario confederale Cisl, Giorgio Santini — c’è una distanza del 30 per cento. Non si possono scaricare sui lavoratori differenze così pesanti. Non chiederemo l’1,6% nei rinnovi ma chiederemo l’inflazione prevedibile».
A metà settembre verrà deciso se si va a un nuovo scontro con il Governo e a un nuovo sciopero. «Aumentano — dice il segretario confederale Cgil, Marigia Maulucci — le ragioni e le misure da contrastare con iniziative che saranno decise a settembre. Visto anche che il Governo ha trasformato la politica dei redditi in una politica di contrazione delle retribuzioni». Intanto a settembre rischia di esplodere il fronte del pubblico impiego. I sindacati di categoria sono rimasti «profondamente delusi» come dice il segretario confederale Uil, Antonio Foccillo, dall’incontro di ieri sul contratto. All’appuntamento non era presente il ministro della Funzione pubblica Mazzella che ha delegato il suo capo di gabinetto, Massimo Massella. «Si apriranno due tavoli a settembre: uno sul contratto; l’altro sulla previdenza. Ma se non accadrà nulla, la situazione sarà ingestibile», conferma Foccillo. Timori fondati visto che le cifre del Dpef stringono in una morsa la spesa pubblica: forse, il sindacato dovrà dimenticare quell’8% di incremento salariale.
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