20/3/2006 ore: 11:45

Confindustria lancia l´allarme

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    sabato 18 marzo 2006

    Pagina 4 - Economia

    ?Italia pi? lontana dai Grandi?
    Confindustria lancia l?allarme
      "Rischiamo l?addio al gruppo dei maggiori Paesi industrializzati"

      De Benedetti: "L?unica cosa che cresce ? il debito"
      "Si dovrebbero ascoltare i richiami di Bankitalia"
      Relazione a tinte fosche di Pininfarina: oggi l?Italia ? ferma
        DAL NOSTRO INVIATO
          VICENZA - ?Per la prima volta dal secondo dopoguerra, l?Italia rischia di allontanarsi dal gruppo dei Paesi pi? industrializzati. E? un pericolo grave che va scongiurato?. E? un vero allarme quello che Andrea Pininfarina, vicepresidente della Confindustria, all?inizio della relazione con cui ha aperto ieri a Vicenza il convegno biennale del Centro studi di Viale dell?Astronomia, dedicato quest?anno al tema della concorrenza ("Concorrenza. Bene pubblico"). Un allarme che segue di sole 24 ore quello della Banca d?Italia di Mario Draghi. Un allarme che porta anche il Financial Times a scrivere che ?l?Italia segue l?Argentina sulla stessa strada verso la rovina?. Perch? - secondo il quotidiano della city - ?la situazione economica dell?Italia ? molto simile a quella dell?Argentina alla fine degli anni Novanta?.

          La crisi italiana, nell?analisi di Pininfarina, si chiama, soprattutto, assenza di crescita e crollo della produttivit?. I numeri, sono quelli di Bankitalia. E parlano di una crescita zero nel 2005, meno degli altri perch? - aggiunge il chief economist della Confindustria, Sandro Trento - ?il vero malato siamo noi?.

          Siamo sempre noi che non siamo stati capaci di sfruttare le opportunit? che offriva la new economy. Cos? che - ancora i numeri - la produttivit? totale ? cresciuta in Italia di appena l?1,2 per cento contro quasi l?8 per cento in Europa e quasi il 15 per cento negli Stati Uniti. Anche su questo le analisi di Confindustria e di Via Nazionale coincidono. D?altra parte - sostiene Carlo De Benedetti, presidente della Cir - dalla banca centrale ? arrivata ?una fotografia reale della situazione italiana?. ?Quella - aggiunge - di un Paese fermo, in cui le uniche cose che crescono sono il debito pubblico e il debito delle famiglie?.

          Numeri asettici, quelli di ?un amaro realismo?, come dice Pininfarina, che andrebbero letti con attenzione e non buttati nella polemica elettorale con le critiche del ministro Tremonti all?istituto di Draghi. ?Chi ha a cuore le sorti del Paese - chiosa il vice di Montezemolo - dovrebbe ascoltare richiami come quelli di Via Nazionale. Ma in questo Paese spesso manca il senso istituzionale da parte di alcuni. E non si capisce che spesso i richiami devono servire da stimolo, non a fare polemiche?.

          La ricetta della Confindustria, dopo le ubriacature sulla flessibilit?, punta tutto sulla liberalizzazione dei mercati, sulla concorrenza che deve trasferirsi in ogni settore: dai servizi al commercio, dalle professioni dove sono ancora gli ordini a fissare le tariffe minime e a impedire le societ? di capitali o il ricorso alla pubblicit?. Perch? ? un contesto senza mercato che appesantisce i costi delle imprese manifatturiere e ne riduce la loro capacit? competitiva. Solo per colpa di un mercato incompleto nell?energia i costi delle aziende italiane sono pi? alti del 20 per cento rispetto alla media europea. ?Noi - dice Pininfarina - non vogliamo protezioni. Non vogliamo sussidi. Quello che Confindustria chiede ? la rimozione di alcuni fattori di svantaggio competitivo che derivano da un carico fiscale insopportabile e distorsivo, dell?eccesso di regolazione amministrativa e della insufficiente concorrenza in molti comparti?.

          La concorrenza, per?, diventa il nuovo imperativo della Confindustria. Perch? ?l?Italia ha bisogno di pi? concorrenza per tornare a correre?. E questo richiede un cambiamento culturale radicale, che coinvolga tutti, per combinare merito e uguaglianza delle opportunit?, in un?azione di ?disincrostazione del Paese, di svuotamento delle rendite?. Pininfarina, allora, parla della necessit? di una ?tensione generale, che accomuni l?intero Paese? per uscire dalle secche di questa lunga stagnazione. ?Anche se sappiamo benissimo - aggiunge con amarezza- che ci? raramente avviene nel campo politico?.
            (r.ma.)

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