Confindustria: l´esercito del nord punta su Tognana

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Pagina 35 - Economia |
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Confindustria, l´esercito del nord in ordine sparso punta su Tognana
Massimo Calearo, industriale veneto: «Qualche diversità di opinione non è un peccato, ma per vincere dobbiamo sforzarci di fare squadra» «Lo spirito di Parma si è perso» dice un imprenditore emiliano rimpiangendo l´assemblea dove Berlusconi promise mari e monti Le aziende di Mantova, Brescia, Bergamo e Varese vogliono visibilità Mario Mazzoleni, di Federlombardia, sta serrando le fila per evitare la diaspora ETTORE LIVINI
MILANO - Il granitico esercito uscito vittorioso nell´ultima tornata elettorale di Confindustria si presenta al dopo D´Amato in ordine sparso. Anche se rischia ancora una volta di essere decisivo per il risultato finale. La diaspora è iniziata da diversi mesi. Prima qualche mugugno in piena battaglia sull´articolo 18. Poi i primi timidi distinguo, la cui intensità è stata direttamente proporzionale alla disillusione sull´effetto Berlusconi. Fatto sta che quel magma vitalissimo di imprese piccole e medie (e per lo più della "provincia" confindustriale) che nel 2000 incoronò D´Amato rifilando un sonoro schiaffo all´establishment di viale dell´Astronomia fatica quest´anno a orientarsi nella campagna per la nomina del nuovo presidente. «Parliamoci chiaro - dice un imprenditore di una media azienda emiliana - lo spirito di Parma si è perso». Intendendo come Parma quell´assise generale di Confindustria a giugno 2001 in cui un Berlusconi fresco di vittoria elettorale si presentò promettendo mari e monti e infiammando la platea. Peccato che gli imprenditori, soprattutto quelli delle Pmi, siano gente pratica, abituata a giudicare dai risultati. E non sono moltissimi oggi quelli che a due anni di distanza ritengono di aver riscosso in pieno la cambiale del patto di sangue firmato allora con il Governo. Il risultato è che il triangolo tra Lombardia, Emilia e Veneto in cui nel 2000 naufragò la candidatura di Callieri vive una sorta di crisi di identità. E la ragione non è solo politica. Il blocco del Nord-est ne è forse la sintesi migliore: proprio in occasione delle elezioni del 2000 ha mostrato, forse per la prima volta, i muscoli, realizzando di essere diventato un soggetto unico dal forte peso politico-istituzionale. Oggi, quattro anni dopo, ha diverse gatte da pelare in casa sua. Non che pesi meno di allora. Il Veneto ha piazzato diversi uomini nel Gotha confindustriale, l´associazione industriali di Vicenza è la terza per dimensione nel sistema associativo dopo Milano e ormai a ridosso di Torino. La differenza è lo stato di salute delle imprese: in crescita esponenziale allora, in trincea contro la crisi economica e la concorrenza cinese oggi. Il sistema, con questa maretta, si è un po´ disgregato. E in attesa di trovare una ricetta industriale comune per far fronte a Far east, delocalizzazione e ai guai dei distretti, risponde rispolverando antichi campanilismi e (in qualche caso) nuovi personalismi: fa fede su questo fronte il travagliato iter della candidatura "veneta" di Nicola Tognana al vertice di viale dell´Astronomia, l´unica, per ora, ad avere il crisma dell´ufficialità. Formalmente è stata accolta con un appoggio collettivo (ma non proprio entusiastico) sui giornali locali, ma dietro le quinte ha ricevuto più di un siluro. C´è chi ha contestato le uscite antigovernative dell´unione industriali di Treviso - di cui Tognana è espressione - fatte in anticipo persino rispetto al presidente D´Amato di cui Tognana è stato un fedelissimo. Oppure c´è chi rema contro perché punta a essere l´uomo del Veneto in Confindustria per il turno del 2008 (i bookmaker in questo caso puntano sul veronese Alessandro Riello) o perché ha in ballo forniture ad aziende di "rivali" elettorali. «Un po´ di articolazione di opinioni non è un peccato - dice il presidente dei vicentini Massimo Calearo - non siamo mica a Cuba. Ma dobbiamo ricordarci che la volta scorsa abbiamo fatto squadra e vinto. E oggi dobbiamo rifarlo». Tognana del resto si è creato un consenso extra-regionale piuttosto solido in occasione della riforma dello Statuto da lui firmata, che l´ha portato a contatto con tutte le realtà geografiche di Confindustria. E secondo le indiscrezioni sarebbe riuscito a ricevere il sostegno di qualche federazione di settore, come Federchimica e avrebbe fan di peso in Lombardia. L´occasione per capire se anche il Veneto sosterrà fino in fondo "Nico" arriverà però proprio lunedì prossimo, in una cena semi-segreta, in cui i vertici degli industriali della Regione cercheranno, con difficoltà, di trovare una linea comune. Qualche incrinatura c´è anche in Lombardia. La Regione più potente di Confindustria che fatica però da qualche anno a trovare candidati spendibili. I "grandi" come Tronchetti o Romiti sono troppo grandi e tendono a fare politica nazionale e non locale a livello associativo. La presidenza Perini, poi, secondo molti imprenditori, ha schierato Milano in modo forse esagerato a fianco del centro-destra. E proprio facendo leva su questo presunto eccesso di partigianeria, alcune associazioni periferiche emergenti sono tentate di fare da sé, giocando in autonomia la prossima partita elettorale. Anche perché realtà come Mantova, Brescia, Bergamo e Varese vogliono consolidare la visibilità autonoma conquistata di recente. A cercare di compattare le fila per evitare la diaspora è il bergamasco Mario Mazzoleni, neo presidente di Federlombardia, uomo d´equilibrio, figlio di quel cavalier Emilio che ha messo la firma sotto una riforma di Viale dell´Astronomia. Eppure, malgrado i segnali di debolezza, e forse anzi proprio per quello, Veneto, Lombardia ed Emilia (più coesa della altre due aree) saranno il bacino di voti più conteso dai prossimi concorrenti nella corsa al vertice di viale dell´Astronomia. Assieme con le altre "piccole" realtà regionali un po´ trascurate dalla grande cronaca Confindustriale. Su questo fronte (che è stata la sua base elettorale) l´ala dei damatiani dovrà cercare di recuperare il terreno perduto. Spiegando che al di là dell´articolo 18, le leggi su flessibilità del lavoro, diritto societario, collocamento privato e le riduzioni fiscali sono risultati che per chi opera quotidianamente in azienda sono altrettanto importanti. E questa volta l´opposizione sembra intenzionata a mettere sul tavolo un maggior equilibrio istituzionale e più capacità di dialogo con tutte le parti sociali.
(2-fine. La precedente puntata è stata pubblicata il 22 settembre)
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