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Confesercenti: troppi ritardi per la riforma del commercio

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Mercoledì 24 Maggio 2000
italia - economia
Confesercenti: troppi ritardi per la riforma del commercio

ROMA Piccolo commercio sempre più stritolato dalla grande distribuzione. E per la Confesercenti è giunto il momento di dare piena attuazione alla riforma Bersani, che non riesce ancora a decollare a due anni dalla sua introduzione. Ieri, con una manifestazione in cento città, gli iscritti all’organizzazione hanno lanciato un grido d’allarme contro l’abusivismo, le vendite sottocosto e la grande distribuzione che minacciano la sopravvivenza delle piccole e medie imprese.

A Roma, invece, il presidente della Confesercenti, Marco Venturi, ha incontrato il ministro dell’Industria, Enrico Letta, per sollecitare (ottenendo promesse tranquillizzanti) il tempestivo varo del regolamento d’attuazione che deve disciplinare le vendite sottocosto. A due anni dall’avvio della riforma Bersani sul commercio — ha spiegato Venturi in una conferenza stampa — la situazione si è aggravata poiché alcune Regioni ne rallentano l’attuazione mentre l’abusivismo sottrae al mercato legale non meno di 10mila miliardi all’anno.

La crescita esponenziale della grande distribuzione — ha detto Venturi — mette a rischio l’attività delle piccole e medie aziende commerciali. Solo nel ’98 — ha riferito — sono state rilasciate 2.709 autorizzazioni per l’apertura di esercizi con oltre 400 metri quadrati di superficie contro le 130 dell’anno precedente, mentre nei primi tre mesi del 2000 l’attività commerciale presenta un saldo negativo di 1.613 aziende. Al Sud, invece, si registra un incremento di 2mila nuove attività, molte delle quali vengono considerate marginali e, quindi, pericolose.

Venturi ha anche presentato i risultati di un’indagine della Swg di Trieste dalla quale emerge che 240mila imprese, pari al 40% del totale, considerano l’aumento incontrollato degli ipermercati uno dei principali ostacoli allo sviluppo della categoria, insieme al diffondersi dei venditori abusivi, mentre il 56% dei commercianti intervistati vieterebbe le vendite sottocosto. Riguardo all’innovazione tecnologica, il 52% delle aziende possiede un fax e il 48% è dotato di Pos per accettare carte di credito e pagobancomat. Ad utilizzare il computer è solo il 42% delle imprese mentre il collegamento via Internet è ignorato dall’80% degli esercenti. Per utilizzare le nuove tecnologie un buon 30% chiede aiuti formativi e consulenze e il 17% ipotizza sconti sul collegamento telefonico.

Confermando la debolezza congiunturale dei consumi, il sottosegretario all’Industria, Stefano Passigli, ha detto che il Governo collaborerà per soddisfare le esigenze della categoria nella speranza che anche a livello regionale arrivi alle imprese la stessa attenzione.

Michele Menichella