Colletti bianchi contro le 40 ore

(Del 9/2/2003 Sezione: Economia Pag. 17)
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«L´UE NON LE IMPONE A TUTTI, LE INDICA SOLTANTO COME TETTO MASSIMO» |
Colletti bianchi contro le 40 ore |
Chiesto un rapido incontro con l'esecutivo |
ROMA Sindacati sul piede di guerra per scongiurare il rischio di un ritorno dei ministeriali alle 40 ore settimanali. Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, al ministro del Lavoro e al ministro della Funzione Pubblica per ottenere una convocazione urgente e chiedere il blocco immediato del decreto legislativo sull'orario di lavoro approvato la scorsa settimana dal governo. Il decreto, che recepisce la direttiva europea, prevede come tetto massimo le 40 ore settimanali e non prevede deroghe per il settore del pubblico impiego (se non alcune eccezioni), a cui sarebbero applicate le regole del privato anche per quanto riguarda gli straordinari e il riposo settimanale. «Si coglie pretestuosamente l'alibi di recepire la direttiva europea per estendere a tutti i settori, pubblici e privati con poche eccezioni, le 40 ore di lavoro settimanali dal 2005 - afferma Nino Sorgi, segretario confederale della Cisl - perchè gli accordi contrattuali in essere sarebbero validi fino al 2004. In questo modo il decreto sottrae il diritto alla negoziazione. Senza nessuna trattativa, il pubblico impiego vedrebbe esteso l'orario con un decreto: siamo alla follia. Per questo chiediamo la sospensione del decreto e l'apertura di un tavolo di confronto». «Il decreto pone una situazione assurda perchè regolamenta l'orario di lavoro in modo uguale per tutti, dagli insegnanti ai poliziotti, ai militari - sostiene Gianpaolo Patta, segretario confederale della Cgil - È ridicolo. Per il pubblico impiego sarebbe il disastro. È evidente che sono stati compiuti degli errori vistosi, perchè vengono violati i rapporti contrattuali e verrebbero fatte decadere entro il 2004 tutte le leggi esistenti, compresi i decreti delegati della scuola, sostituendole con indicazioni generiche e universali. Da notare che anche l'Aran non è mai stata coinvolta». «Questo decreto - sostiene Antonio Foccillo, segretario confederale della Uil - nel primo comma esclude alcune tipologie di lavoratori del pubblico impiego, come le Forse Armate, ma nel secondo comma automaticamente le inserisce tutte. Significa che verrebbe modificato tutto l'orario di lavoro nel pubblico, riorganizzando anche straordinari e riposo settimanale, ma non è possibile. La direttiva europea - prosegue Foccillo - intende definire delle regole valide per tutti in senso positivo, indicando le 40 ore come tetto massimo, e non imponendole a tutti i lavoratori». «Il nostro giudizio - afferma ancora il rappresentante Uil - è negativo su tutto l'impianto e chiediamo che il decreto non si applichi al pubblico impiego». Lunedì le federazioni della Cisl si riuniranno e redigeranno sul decreto una nota di protesta. A livello unitario sempre lunedì sarà resa nota una dichiarazione comune: «Sarà una posizione forte - sottolinea Patta - condivisa da tutti».
r. e. s.
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