Coin, tempi supplementari per l'assemblea

Coin, tempi supplementari per l'assemblea |
MILANO - Tempi supplementari per l'assemblea della Coin , conclusasi una settimana fa in modo più faticoso di quanto abbiano detto le larghe maggioranze delle deliberazioni finali. Alcuni azionisti di minoranza sono infatti in attesa del deposito del verbale d'assemblea. E tra questi vi è anche Marta Coin, figlia di Piergiorgio. Da un anno l'ex presidente ha completamente abbandonato ogni carica al vertice del gruppo per l'acuirsi della vertenza col fratello Vittorio per il controllo delle due casseforti di famiglia. Dal verbale le minoranze si aspettano di trovare risposte dettagliate a una nutrita serie di quesiti sulle gestione. Davanti ai soci, il presidente e l'amministratore delegato, Paolo Ricotti, hanno replicato in modo giudicato insoddisfacente. Pur dopo una lunga interruzione dei lavori, il management si è spesso trincerato dietro il «segreto aziendale». Se non vi saranno risposte puntuali, le minoranze si riserverebbero una valutazione finale dell'approvazione di bilancio. Il consuntivo al 31 gennaio 2002 ha chiuso nuovamente in perdita (-10,6 milioni di euro) e il titolo - ieri ancora in calo sotto 6,6 euro in Piazza Affari - ha dimezzato il suo valore negli ultimi dodici mesi. L'assemblea ha respinto una richiesta di azione di responsabilità nei confronti dell'intero consiglio. Le minoranze hanno chiesto anzitutto notizie sul primo trimestre: il management si è limitato a citare un +3% di ricavi in Italia e alcune difficoltà in Germania. E ha ammesso che la ristrutturazione delle attività Kaufhalle procede più a rilento del previsto. L'apposito fondo copertura di perdite future è stato intanto utilizzato integralmente e non ricostituito. I soci Timo e Ghiglione hanno ribadito la richiesta di conoscere il piano industriale e il processo decisionale che ha supportato le acquisizioni in Germania. La governance Coin, più in generale, ha suscitato nuove critiche in assemblea. Nel mirino sono finiti, tra l'altro, i legali Alfredo Bianchini e Roberto Riccoboni, che sono contemporaneamente consiglieri della Coin Spa, accomandatari-chiave della Piergiorgio & Vittorio Coin Sas (54%) e abitri della Fincoin Ss (17%). Le due società sono controllate pariteticamente dai due rami della famiglia, ma Vittorio, dopo le prime tappe della controversia giudiziaria, concentra oggi i poteri decisionali. Sui due legali, è emerso in assemblea, pendono intanto esposti disciplinari presso gli ordini professionali. Tornando al bilancio, le minoranze hanno lamentato anche una scarsa informazione sulla situazione finanziaria del gruppo, tenuto conto che l'indebitamento finanziario netto è cresciuto da 50 a 134 milioni di euro nell'ultimo biennio. Al trend non hanno giovato né la vendita dell'immobile-gioiello del gruppo (il grande magazzino di Mestre-Barche), né alcune cessioni di crediti. Nebbia fitta anche attorno ai rumor relativi a una possibile vendita in blocco della divisione Coin, il ramo storico del gruppo veneto. «Valutiamo sempre le opportunità», ha ventilato il consiglio. Sono mesi, in realtà, che Piazza Affari lavora attorno a un'ipotesi di lavoro che secondo fonti finanziarie è in fase di studio presso la Coin con la consulenza di Ubaldo Livolsi e col possibile intervento di un grande gruppo bancario. L'ipotesi ruota proprio attorno alla cessione dei negozi Coin: secondo le congetture di mercato (finora sempre prive di conferme), l'attuale presidente rileverebbe - tutte o in parte - le quote nelle casseforti detenute dal fratello, che è assistito da Mediobanca . Valutati gli eventuali risvolti in materia di Opa totalitaria sulla società e altre possibili operazioni di ingegneria finanziaria, l'equilibrio patrimoniale potrebbe essere riassestato proprio con la cessione della divisione Coin.
A.Q. Martedí 04 Giugno 2002
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