18/2/2004 ore: 12:07
Coin, si avvicina la verifica del patto di sindacato
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Coin, si avvicina la verifica del patto di sindacato VITTORIA PULEDDA Continua faticosamente in salita il processo di rinnovamento del gruppo Coin, ancora alle prese con segnali di difficoltà. La stagione delle vendite natalizie, fondamentale per un gruppo della grande distribuzione, è stata un flop: meno 9,8 per cento il fatturato della rete di vendita diretta del marchio di famiglia, ma soprattutto meno 7,5 per cento le vendite della rete Oviesse, quella a prezzi ridotti e negli ultimi anni la più dinamica. Un po’ meglio dovrebbe essere andato il periodo dei saldi: dati ufficiali non ce ne sono ancora, ma secondo una breve nota di Caboto, che ha parlato con i vertici dell’azienda, il fatturato di gennaio ha segnato un più 3 per cento per Coin e un più 6 per cento per Oviesse. Ma il periodo dei saldi serve a liberare il magazzino, non certo a fare margini e comunque, nell’anno (il gruppo chiude il bilancio al 31 gennaio) il giro d’affari dovrebbe registrare un calo del 4,3 per cento per il marchio storico e dell’1,2 per cento per Oviesse. Non a caso Caboto, pur segnalando un Ebitda di gruppo tra gli 87 e gli 89 milioni di euro (in diminuzione, peraltro, rispetto alle stime fornite dal gruppo un mese prima) continua a consigliare di ridurre le posizioni sul titolo in attesa della presentazione estesa del Piano industriale, prevista in aprile. Forse, per quella data, Coin sarà in grado di dare segnali più netti al mercato, soprattutto in termini di riposizionamento dei negozi e di maggiore aggressività nelle vendite. Finora, infatti, la novità "migliore" è stata il doloroso azzeramento della rete di vendita in Germania. Ben 71 negozi Kaufhalle sono stati definitivamente ceduti a gennaio (meglio, sono stati chiusi e risolti in anticipo gli onerosissimi contratti di affitto) con un esborso complessivo di 122 milioni di euro che verranno interamente spesati con il bilancio 2003. In realtà resta ancora una coda, diciassette punti vendita, per i quali sono in corso trattative ma che a tutt’oggi risultano in carico a Coin. Tuttavia rispetto ad un anno fa — quando fu firmato l’armistizio tra i due fratelli Coin, sciolta l’accomandita di famiglia e sottoscritto il nuovo patto di sindacato — il clima è decisamente migliorato. Al punto che, probabilmente, la verifica di metà periodo, fissata al 31 marzo 2004, passerà senza che vengano cambiate le carte in tavola. All’epoca del travagliato accordo tra le due famiglie, infatti, fu stabilito che la sas venisse trasformata in una ben più agile srl e che questa potesse essere liquidata e le quote assegnate proporzionalmente ai vari membri della famiglia, se non si trovavano altri accordi, alla scadenza naturale del patto (nel 2005). Proprio come segnale del nervosismo che correva tra i soci e delle fortissime difficoltà finanziarie fu decisa tuttavia una tappa intermedia, di verifica degli accordi. L’appuntamento ormai è praticamente dietro l’angolo e da come si comporterà la famiglia si capirà meglio quanta determinazione vogliono mettere (e soprattutto quante possibilità di riuscita pensano di avere) nel portare avanti il processo di risanamento, una volta conclusa la campagna di Germania. Perché il gruppo, nonostante l’aumento di capitale che si è chiuso in ottobre (e che è stato finanziato dalle banche, per la parte spettante alla famiglia Coin) resta gravato da un debito bancario contratto nell’agosto scorso pari 284 milioni di euro (di cui 14 di nuova finanza) e nella semestrale aveva una posizione finanziaria netta negativa per oltre 250 milioni di euro. Proprio a ridosso della chiusura del bilancio, il gruppo ha concluso due operazioni: la cessione del ramo d’azienda Infrastrutture centrali e reti a TSystem, con una plusvalenza di cinquecentomila euro, e soprattutto la vendita infragruppo del ramo d’azienda Sviluppo franchising Oviesse, che garantirà al bilancio civilistico della società quotata una lauta plusvalenza di 29 milioni di euro (mentre a livello di consolidato non ci saranno effetti né contabili né patrimoniali). Ma il vero risanamento, ovviamente, è altra cosa. |