9/9/2002 ore: 10:07

Cofferati: «Preparatevi a stare senza di me»

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(Del 7/9/2002 Sezione: interni Pag. 5)

COFFERATI
«Preparatevi a stare senza di me»
personaggio
Federico Geremicca
inviato a REGGIO EMILIA

L´AUTORADIO della pesante blindata riavvolge il nastro per la quarta volta e risputa fuori la musica crepuscolare di Francesco Guccini. Saranno le due del mattino, minuto più minuto meno, il tratto d´autostrada tra Firenze e Roma è spazzato da pioggia e vento, decine di Tir procedono a passo d´uomo e Sergio Cofferati cerca una posizione comoda, stiracchiandosi sul sedile anteriore della sua vettura. Si torna indietro da un´intervista pubblica alla Festa dell´Unità di Reggio Emilia, dove il Cinese ha incrociato di nuovo la sua lama con quella di Massimo D´Alema. Entusiasmo, applausi, urla e fischi. Ma ora che i microfoni sono spenti e la pioggia e il buio inducono a qualche malinconia, Sergio Cofferati può mostrarsi per quel che in queste ore è: un uomo travagliato, un leader vicino al passo d´addio, un quasi ex capo sindacale al quale tutti, davvero tutti, pronosticano una seconda vita da tostissimo leader politico. Come se fosse facile scendere in quella plaza de toros che è il vertice dell´Ulivo e uscirne senza le ossa rotte. E´ per questo, anche per questo, che il messaggio che Cofferati invia in questa notte di tuoni e fulmini è: amici e compagni, preparatevi a dimenticarmi almeno per un po´. «Dovrete abituarvi a stare un po´ senza di me - spiega, cercando di sorridere del suo futuro incerto -. Non resterò poco, in Pirelli. Non sarà né per settimane e nemmeno per mesi, sarà una cosa lunga... Sbaglia chi non mi ha creduto fino ad ora e adesso immagina che sia solo una sceneggiata. Non si possono dire delle cose e poi farne delle altre: lo so che non crederete nemmeno a questo, ma io in Pirelli ci vado e vi assicuro che ci resto. So anche, è chiaro, che non sarà facile. Controlleranno a che ora entro e a che ora esco, se arrivo in motorino oppure con l´autista, proveranno a quantificare la mia produttività, vigileranno sulle mie assenze, lo so che le proveranno tutte, lo so... Ma io torno a lavorare a Milano: e l´idea di misurarmi su un terreno nuovo mi incuriosisce e mi stimola davvero...». Tre o quattro ore prima, dal palco della Festa dell´Unità, di fronte ad un migliaio di persone letteralmente in delirio, aveva allontanato il sospetto che, andato via lui, la Cgil potesse esser tentata di ammorbidire la sua linea tutta scioperi e referendum per provare a recuperare un minimo di unità d´azione con Cisl e Uil: «Siamo una grande organizzazione - aveva scandito tra gli applausi - e se cambia il segretario non cambia niente. Io non so se nel governo qualcuno abbia coltivato l´illusione che andato via io ed eletto Epifani le cose sarebbero cambiate, che per loro la vita sarebbe diventata più facile. Non so è così: ma se anche così fosse, si accorgeranno presto di aver sbagliato». Ora, però, mentre l´auto fende a fatica la burrasca d´acqua e vento che l´avvolge, Sergio Cofferati ragiona più liberamente e ammette che, per esempio all´inizio, qualche problema potrebbe esserci: e che anche lui, sì, il Cinese, il capo carismatico di una sinistra alla ricerca di una nuova bussola, dovrà muoversi con piedi di piombo. Mentre Massimo Gibelli, il fidatissimo portavoce, si concede finalmente un po´ di sonno su uno dei sedili posteriori, lui riflette: «Secondo me, però, si tratta di esagerazioni. Non dico sulla linea della Cgil, perché su quella davvero non ho dubbi, ma anche sulla tenuta di Epifani. Dicono che ha poco carisma... ma forse non ricordano che quando fui eletto io, fuori della Cgil ero conosciuto meno di quanto lo sia oggi lui. Poi, certo, anche Guglielmo, che è bravo, solido e amato in Cgil, dovrà imparare delle cose, come accadde a me: per esempio stare attento ai giornalisti e non concedere troppe interviste, perché il Segretario generale della Cgil non può parlare quattro volte a settimana. E poi, lo so, anch´io dovrò fare attenzione, a non invadere campi, a non intervenire più sulle scelte del sindacato... Sono sicuro di riuscirci, anche se non vado in pensione e non voglio sparire del tutto. Finito l´orario di lavoro in Pirelli, la sera sarò un libero cittadino, iscritto al sindacato e ai Ds, presidente di una Fondazione, e se mi inviteranno a dei dibattiti, io ci andrò...». I Ds, già. E poi il tormentone-D´Alema. E quindi la politica, il futuro, la rivincita del centrosinistra. Su D´Alema, Cofferati è lapidario: «Capisco che i giornali se ne occupino, ma non vedo lo scandalo di due persone che si rispettano - che si amano certo no, ma che si rispettano questo sì - e che difendono idee diverse pur stando nello stesso partito. Che cosa dovremmo fare, io e lui? Ha visto, anche a questa festa di Reggio Emilia, i fischi e le interruzioni quando i giornalisti insistono sulla polemica tra il presidente dei Ds e me? Le dirò di più: girando per gli stand delle feste, in Emilia come altrove, le compagne e i compagni non fanno altro che chiedermi "non litigate, per favore non litigate più". Ma oggi come oggi, non litigare significa non discutere: e questo non è utile a nessuno. Si tratta, forse, degli ultimi residui di centralismo democratico, per cui prima si discuteva ma poi la linea doveva essere condivisa e sostenuta da tutti. Passerà, passerà...». Guccini per la terza o quarta volta. Il temporale che infuria. Le due blindate che procedono con prudenza. Ora saranno le quattro del mattino, Roma è più vicina e anche quest´uomo che sembra d´acciaio (la mattina era a Palermo, l´indomani sarà a Brescia...) finalmente ha qualche cedimento. Ma resta il futuro. E prima del futuro, il passo d´addio. Non è che sia facile scrutare l´orizzonte in questa notte buia, ma una cosa Cofferati la vede con chiarezza: occorre sfidare Berlusconi recuperando lo spirito dell´Ulivo del `95-`96, andare all´attacco del Cavaliere guidati da un leader unico e con un soggetto politico del tutto nuovo. Il Cinese ne ragiona quando gli si chiede perché mai abbia tirato fuori l´idea del leader unico proprio mentre dal centrosinistra qualcuno ipotizzava la possibilità di mettere in campo il ticket, il tandem Prodi-Cofferati. «Voi dite ticket perché dite centro-sinistra. Io credo, invece, che occorra tentare di superare questa visione della nostra alleanza per andare alla costruzione di un nuovo soggetto politico. Quando dico questo, sia chiaro, non intendo affatto aderire all´ipotesi cosiddetta del Partito democratico all´americana. Penso, al contrario, al recupero ed allo sviluppo dell´esperienze fatta con l´Ulivo, al tentativo di tenere assieme e fondere le culture politiche che lo compongono, quella cattolica e quella riformista, quella ambientalista e quella delle tante facce della sinistra italiana. Un soggetto politico così, perché non dovrebbe poter essere rappresentato e guidato da un leader unico? Al contrario, capisco bene che restare fermi al centro-sinistra rende poi indispensabile proiettare e dare visibilità, anche a livello di vertice, alle culture ed ai partiti che lo compongono». L´ultima evoluzione di Cofferati è dunque «ulivista», cosa non da poco - e gravida di conseguenze - per un leader sindacale che soffrì non poco, al tempo del primo governo dell´Ulivo, la concorrenza e gli scherzetti di Romano Prodi e Fausto Bertinotti. Solo il tempo, tanto tempo, potrà dire se e quanta strada farà il nuovo soggetto politico cui pensa il capo Cgil. Mentre molto meno tempo occorrerà per assistere a quel passo d´addio che pioggia e tuoni, ora che siamo alle porte di Roma, rendono ancora più dolente e triste. Quando ne parla, il Cinese lo fa con prosa asciutta, come parlasse dell´addio di un altro, mentre è la sua vita che sta inerpicandosi lungo un´altra asperità. Il tono secco e neutro non basta, però, a celare l´inevitabile punta di commozione. Il suo autunno, per altro, comincerà davvero con l´avvio dell´autunno, perché è il 21 settembre la data prescelta per chiudere una porta e cominciare ad aprirne un´altra... «Ricordo ancora la mia elezione il 29 giugno del `94, in una Roma accaldata e semideserta. Ora con Guglielmo abbiamo pensato di salutarci il 21 di settembre... Faremo una cosa al palazzetto del sport di viale Tiziano, tremila delegati della Cgil, niente invitati, niente partiti, i giornalisti quelli sì, parleremo lui e io soltanto». Quando sarà sceso da quel palco... «Milano, Milano. Dal primo ottobre la mia vita sarà in gran parte lì. Dovrete abituarvi a stare un po´ senza di me », ripete Cofferati. Lascerà occhi lucidi e rimpianti, l´addio del Cinese. E lascerà problemi a mucchi e girandole di preoccupazioni. «Ma non esageriamo con questa storia - prova a sorridere il Cinese -. Il più preoccupato, per ora, è certamente mio figlio. Aveva una casa tutta sua lì a Milano, e chissà che pasticci ci faceva. Mi spiace, tra venti giorni dovrà di nuovo dividerla con il papà...».

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