7/3/2001 ore: 11:12

Cofferati e la bomba

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    Cofferati e la bomba
    Aldo Carboni
    La moneta unica, e il connesso patto di stabilità, hanno mandato in cantina molti attrezzi dell’armamentario tradizionale della politica. I Governi non possono più trastullarsi coi buchi di bilancio, gli attori sociali non hanno più nella loro disponibilità aspri conflitti salariali. Nessuno ha voglia di pagare per l’inflazione degli altri. I rabbuffi per la piccola Irlanda lasciano intendere quali sarebbero le reazioni di Bruxelles per Paesi più grandi.
    La politica dei redditi e il gioco di anticipo sui prezzi sono diventati una necessità. Del resto, noi ne abbiamo vissuto i vantaggi. Senza politica dei redditi, la grande svalutazione della lira nei primi anni 90 si sarebbe trasferita sull’inflazione. Invece, l’abbiamo controllata, per quella via si è ridotto il costo del debito pubblico e siamo riusciti ad agguantare l’euro all’ultimo tuffo.
    Se questo è il merito delle cose — e giova aggiungere che c’è voluta la fatica di due generazioni di politici, sindacalisti e imprenditori per calare nella realtà la politica dei redditi — romperla, allora, sarebbe un po’ come tirare una bomba nucleare su una città. Non si può, e chiunque ci provasse avrebbe da fronteggiare il sentimento di reazione di tutto il Paese. Se, dunque, non si può, e se occorre preservare questo strumento prezioso — magari migliorandolo con un collegamento più stretto alla produttività delle imprese — dalle tensioni e dagli strattoni degli inevitabili contrasti, c’è da affinare la capacità di gestione e di controllo dei conflitti locali. La questione dei contratti a termine è uno di questi conflitti locali, ma altri ce ne sono e altri ne verranno. Giova ad affinare queste capacità che Cofferati attribuisca a supposte propensioni «politiche» della Confindustria le scelte fatte dagli imprenditori? È una rappresentazione di comodo; il segretario della Cgil sa bene che elemento costitutivo della forza di una rappresentanza sociale è la sua autonomia dalla politica spicciola. Dunque, non giova.
    E anche: giova dipingere Cofferati come l’uomo nero di tutta la conservazione italiana? Anche questo, non giova. Aiuta, invece, stare al merito delle cose; e capire che, obbligati nelle grandi questioni, abbiamo tutto lo spazio e la libertà di trattativa nelle cose micro. Che tanto micro poi non sono, perché è lì che si possono fare guadagni di produttività, migliorando la capacità di competizione, e quindi il numero dei posti di lavoro. Ma occorrono fantasia, gusto per la novità, attitudine alla scomposizione dei problemi. La rigidità non serve; e la pubblica opinione è stanca di conflitti senza costrutto.
    Mercoledì 7 Marzo 2001
 

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