Ciampi: "Le manifestazioni sono il sale della democrazia"
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Ciampi: "Le manifestazioni sono il sale della democrazia" SERVONO LE SCUSE Il presidente invita al dialogo: impegno a non seminare odio
Richiamo al rispetto dell´avversario politico: "Gli scontri frontali non giovano a nessuno" "Fiducia nella compattezza della società italiana, oggi come vent´anni fa" Terrorismo e rapporti maggioranza-opposizione nel discorso del presidente DAL NOSTRO INVIATO GIORGIO BATTISTINI
CAMPOBASSO - Ciampi difende Cofferati. E sconfessa Martino. «Tutte le manifestazioni fatte pacificamente e con serenità sono il sale della democrazia», garantisce. Il presidente liquida, con poche parole di piena assoluzione verso la manifestazione di sabato, le affermazioni del ministro della Difesa che ha giudicato invece l´appuntamento romano «un pericolo enorme per le libere istituzioni». Dal Molise dov´è in visita, Carlo Azeglio Ciampi consegna a governo e maggioranza un´accorata «lezione di democrazia». Quasi un ruvido richiamo di metodo. Rivolto indirettamente a Berlusconi, trasparente obiettivo di molte critiche. Parlatevi per carità, sembra il leit motiv d´un presidente stretto nella morsa dell´incomunicabilità oltranzista tra governo e opposizione. «Discutete, ne sarete tutti avvantaggiati», raccomanda. Non c´è alternativa al dialogo, anche se «non ci si può presentare dicendo: questa è la soluzione del problema e deve passare comunque». Parole che si collocano a sèguito ideale di quanto aveva detto meno d´una settimana fa a Padova. E bruscamente rimosse dall´esplosione terroristica. Ecco, riparte proprio da lì, il presidente. Dal delitto Biagi, a Bologna. Parla della «stolta ferocia d´un gruppo di criminali fuori del tempo che vogliono ricalcare le orme di quel terrorismo che fu sconfitto vent´anni fa». Ed esprime «fiducia nella compattezza e nell´unità della società italiana, oggi come allora, in tutte le sue componenti politiche e sociali». Ma avverte: attenzione, «possono ancora uccidere». Quei criminali, in ogni caso, «non possono, non hanno mai potuto né potranno mai scuotere la solidità della Repubblica». Ciampi pare ricalcare le parole del capo del governo: «Impegnamoci a non seminare odio, a praticare negli atti che compiamo e nelle parole stesse che pronunciamo, il rispetto per la vita e per la dignità di ogni essere umano, la libertà e la giustizia». Anche se, naturalmente, queste esortazioni possono prendere molte direzioni. Più trasparente l´indirizzo stampato sull´invito al dialogo. C´è scritto governo, a partire dal suo premier, su quelle taglienti esortazioni che sono l´abc stesso d´una democrazia europea. Parlatevi, dice il presidente, rivolto soprattutto a chi cerca di forzare la situazione. L´invito punta, com´è ovvio, alla riapertura del tavolo sui licenziamenti: dopo il delitto Biagi, i milioni in piazza sabato, certi risentiti commenti da destra. Una raccomandazione di metodo (l´eco della concertazione che fu) consegnata anzitutto a chi sta nella cabina di regia del potere. Al governo, cioè. «Gli scontri frontali, tantomeno quelli preconcetti, non giovano a nessuno». «Non chiudete mai la porta al dialogo. Riconoscete all´avversario politico, anche quando la pensa diversamente da voi, il diritto ad essere valutato e ascoltato in buona fede. E cercate luoghi d´incontro operativi». Tutte regole semplici ma «importanti».»Quando ad esse non ci si attiene ne deriva un danno generale». Regole «utili e produttive, da praticare e seguire con tenacia». Regole «del buongoverno», neanche difficili da capire o spiegare. «Non bisogna stancarsi mai di ripeterle». Poi l´appello di Carlo Azeglio Ciampi. Con diretti riferimenti allo scontro in corso sul lavoro, sul conflitto d´interessi. «Luogo privilegiato d´incontro» fra i partiti è il «Parlamento, cuore della democrazia, reso vitale dall´esercizio nel Paese della libertà d´opinione. E da un sano pluralismo dell´informazione». Lì «si confrontano, non si affrontano, maggioranza e opposizione» «ciascuna con i suoi diritti, in un dialogo che è l´essenza della democrazia». Dialogo che non deve portare per forza a «compromessi sulla base del minimo comune denominatore» quanto piuttosto «far maturare le soluzioni migliori», consentendo a tutti di «modificare le proprie idee di partenza». In Parlamento ognuno «va con le proprie idee. Ma non per imporle bensì per discuterle e arricchirle». Chiamati indirettamente in causa, per la prima volta forse con tanta energia, maggioranza e governo. Se non altro perchè da quella parte son venuti spesso estremismi e intolleranze. E al governo Ciampi ricorda appunto come «non c´è proposta di legge che non possa uscire migliorata da un libero dibattito. Al quale non ci si può presentare dicendo: questa è la soluzione del problema e deve passare comunque».
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