Cgil, prove di autonomia
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Il sindacato vuol chiudere col precedente di Cofferati, quando sostenne il correntone Cgil, prove di autonomia "Lasciamoci alle spalle Pesaro" I dirigenti iscritti alla Quercia decideranno dove stare se si ripeteranno le mozioni ROBERTO MANIA ROMA - Anche per la Cgil non ci sarà una Pesaro-bis. Con quel «molto tempo è passato», scandito ieri al convegno promosso dal "documento dei 22", Guglielmo Epifani ha sancito la fine di una anomala stagione politica della Cgil. Nella proposta in vista del congresso dei Ds, il leader sindacale - è vero - non si è discostato molto dalla linea proposta dai "22" per un congresso senza mozioni contrapposte. La novità, infatti, è un´altra: la Cgil non intende ripetere l´esperienza del 2001 quando si trasformò in una sorta di portatore d´acqua (anche se in realtà era molto di più) della minoranza. Allora c´era Sergio Cofferati, capo della Cgil e, insieme, della minoranza diessina. In quel congresso («aspro», come lo ha definito lo stesso Epifani) tutto il gruppo dirigente di Corso d´Italia si schierò con la minoranza. Quella strada, nel 2005, non sarà percorribile. L´obiettivo di Epifani è quello di portare la Cgil fuori dalla battaglia di partito. Ricondurla - in qualche modo - nell´alveo della tradizione, quella di una sostanziale autonomia rispetto al partito. Una posizione che è stata costruita da Epifani negli ultimi tempi con pazienza e con il consenso di tutta la segreteria, a cominciare dall´area dei cofferatiani. Sabato scorso a Modena alla riunione dei Ds sul lavoro (presente anche il segretario Piero Fassino), Achille Passoni, membro della segreteria e nel 2001 il braccio destro di Cofferati, ha svolto un intervento in sintonia con la linea tracciata da Epifani. E non a caso ieri, a Palazzo Marini, c´erano molti dirigenti della Cgil, tra i quali: i segretari nazionali Fulvio Fammoni, Marigia Maulucci, Carla Cantone e lo stesso Passoni, il responsabile del Dipartimento economico Beniamino Lapadula (tra i firmatari del "documento dei 22"), il presidente della Fondazione Di Vittorio, Carlo Ghezzi, il presidente dell´Ires, il "riformista" Agostino Megale. Più fattori hanno concorso al cambio di rotta, a parte la decisiva uscita dalla scena sindacale di Cofferati che ha optato prima per la Pirelli e poi per Bologna. Nel 2001 la Cgil presentò un "contributo" («Il lavoro e la sinistra») al dibattito congressuale con una critica radicale alla strategia del partito. Cofferati e i suoi chiedevano agli eredi del Pci di rimettere al centro della propria azione il lavoro. Questo, negli ultimi tre anni, è in gran parte avvenuto. Lo riconosce Epifani, lo ha voluto - non a caso - sottolineare ieri Fassino: «Abbiamo rimesso la questione lavoro al centro della nostra identità». Un compito che Fassino ha affidato all´ex sindacalista della Cgil Cesare Damiano. Al congresso dei Ds, dunque, la Cgil non andrà con una sua posizione. I dirigenti iscritti alla Quercia sceglieranno da che parte stare se dovesse ripetersi lo schema congressuale a mozioni. A Corso d´Italia quasi tutti escludono che la vicenda di partito possa avere ripercussioni sulla maggioranza che governa il sindacato. Certo sul terreno politico si è registrato un avvicinamento tra i cofferatiani ed Epifani. Ma nella Cgil ci sono iscritti anche gli altri partiti, a cominciare da Rifondazione. E poi la vera partita, per Epifani, si gioca su un campo più strettamente sindacale: quello dei rapporti con la Cisl e la Uil. E con la Confindustria di Montezemolo. |