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 martedì 23 novembre 2004
SINDACALIA. COS’È CAMBIATO DA PESARO di Ettore Colombo
Cgil, la piramide s'è rovesciata la base sta tutta con la Quercia Al Correntino sono rimasti solo i vertici, più forti riformisti e diesse
«L'immagine più calzante è quella della piramide rovesciata», spiega un dirigente della Quercia. «A Pesaro, nel 2001, tutta la Cgil stava con Cofferati e contro Fassino. Era anche comprensibile: noi avevamo dimenticato le ragioni e le passioni del sindacato, in Cgil erano insoddisfatti di noi. Colpa soprattutto della gestione precedente, quella Veltroni. Di strada, da Pesaro a Roma, ne abbiamo fatta così tanta che oggi la Cgil nei confronti del nostro partito mi ricorda tanto una piramide rovesciata». «La base della piramide, che vuol dire quadri, dirigenti, segretari di Camere del Lavoro e categoria, con Fassino. Solo il vertice, cioè la stragrande maggioranza dei membri della segreteria (che fu scelta da Cofferati ed ereditata da Epifani, ndr), sta col Correntino. Volevo dire col Correntone…». Ironie a parte (ci sarebbero anche i firmatari delle mozioni Salvi e Bandoli ma sono davvero pochi), restano i numeri. Oltre 1200 dirigenti e quadri sindacali hanno sottoscritto la mozione Mussi, ha detto con gran squillar di trombe il Correntone. Vero. L'elenco dei nomi che contano, però, è tutto concentrato nella segreteria confederale. Carla Cantone, che gestisce la delicatissima partita contratti, il segretario organizzativo Mauro Guzzonato, i segretari confederali Piccinini e Fammoni e, soprattutto, il vero ufficiale di collegamento tra Cgil e correntone, il segretario Paolo Nerozzi. Considerando che Paola Agnello Modica e Titti Di Salvo «stanno più a sinistra di Bertinotti» mentre Achille Passoni e Marigia Maulucci (entrambi ex fan del Cinese) hanno firmato la «lettera dei 22», e Gian Paolo Patta è fuori gioco in quanto iscritto al Pdci, con Fassino resta la sola Nicoletta Rocchi. Ma appena si scende pe' li rami (Epifani ha deciso di astenersi, come i sindaci Cofferati e Veltroni), la situazione cambia parecchio. I chimici stanno con Fassino, i tessili pure, i Trasporti senza dubbi. Anche dentro la Fiom l'area “riformista” torna a farsi sentire, dopo che l'anti-Rinaldini al congresso, Riccardo Nencini, è diventato assessore a Firenze. Opera soprattutto dei riformisti doc della Cgil: il presidente dell'Ires Megale, quello dell'Inca Amoretti, l'eurodeputato ed ex segretario della Camera del Lavoro di Milano Panzeri.
Ma anche della ripresa di dialogo dei Ds con il sindacalismo confederale, dopo le frizioni antiche sul referendum sull'articolo 18 e quelle recenti sul documento inviato a Prodi, voluto da Fassino e portato avanti in special modo dal responsabile Lavoro dei Ds. Che è Cesare Damiano, al congresso di Pesaro esponente degli (allora pochi) riformisti e in vista del congresso di Roma di febbraio, uno degli uomini chiave della segreteria. Pur se poco “mediatico”, il lavoro pancia a terra che ha inaugurato in silenzio da allora in poi oggi dà frutti. Venerdì scorso, all'assemblea di presentazione della mozione Fassino con i quadri del Lazio, l'auditorium di via Rieti era stracolmo. A introdurre i lavori è stato Damiano, a chiuderli Fassino. Le proposte di fondo sono quelle già illustrate da Megale: apertura di dialogo con tutto il sindacalismo confederale, idea di una convention di Cgil, Cisl e Uil sul programma economico e sociale da sottoporre a entrambi i Poli, rapporti corretti e sereni tra partito e sindacato che rispettino l'autonomia di entrambi i soggetti. Ma la consacrazione del rovesciamento di posizioni, nei rapporti di forza tra fassiniani e anti-fassiniani, sono tanto per cambiare i numeri. Quadri dirigenti della Cgil firmatari della mozione Fassino nel solo Lazio 350, in tutta Italia 2500, di cui oltre 1900 della Cgil. Ma anche 600 della Uil (a rappresentarli c'era Paolo Pirani), alcune decine della Cisl. Pochi, i cislini? Certamente, ma a parlare per loro c'era Emilio Gabaglio, già segretario generale della Ces. Che s'è iscritto ai Ds via Cristiano Sociali. Il ponte, anche con i mondi di riferimento di Cisl e Uil è lanciato, dunque. Ma quello dei Ds con la Cgil è fatto di ferro.
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