CGIL, cambiare si può
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Sì, cambiare si può. È davvero possibile contrastare gli effetti devastanti della crisi economica e finanziaria che da quasi un anno e mezzo colpisce i sistemi produttivi di mezzo mondo, trovando terreno fertile specie laddove, in Italia in particolare, la spesa pubblica è fuori controllo e il governo non interviene con misure efficaci per difendere l’occupazione.
È questo il senso dello sciopero generale proclamato dalla CGIL per venerdì prossimo, le cui ragioni, nonostante il black out mediatico, sono chiare a tutti: bisogna fermare i licenziamenti, la disoccupazione, il precariato. Bisogna affrontare le vertenze (dalla Fiat, per la quale è in corso un confronto serrato proprio in queste ore, ad Alcoa, a decine, centinaia di aziende grandi, medie e piccole che hanno annunciato tagli e chiusure) definendo strumenti di politica industriale nuovi e avviando piani di intervento per la ricerca e il Mezzogiorno. Il governo – come ha rilevato Guglielmo Epifani, segretario generale della CGIL – ha invece utilizzato la crisi per allargare le disuguaglianze e far pagare la crisi ai lavoratori e ai pensionati. La CGIL ha proposto interventi urgenti come la prosecuzione della cassa integrazione in deroga, il raddoppio della durata dell’indennità di disoccupazione, l’aumento dei massimali della cig, il sostegno del reddito e gli ammortizzatori sociali per i precari, periodi di formazione e incentivi per l’assunzione stabile di lavoratori disoccupati o in mobilità. La confederazione di Epifani rivendica inoltre la riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati, il rilancio della lotta all’evasione e all’elusione fiscale, la tassazione, come in Europa, delle rendite finanziarie, dei grandi patrimoni, delle stock option. La proposta della CGIL in tema di fisco riguarda anche l’abbassamento al 20 per cento della prima aliquota e l’unificazione delle detrazioni per i carichi famigliari. La CGIL, che ha aderito alla campagna “primavera antirazzista”, chiede al governo politiche di accoglienza per i migranti e di lotta alle nuove schiavitù. Proposte specifiche riguardano: la regolarizzazione dei migranti che lavorano, la sospensione della legge Bossi-Fini per gli stranieri in cerca di rioccupazione, l’abolizione del reato di clandestinità,l’equiparazione del reato di caporalato a quello di tratta sugli esseri umani. Proprio nelle ultime ore la CGIL ha chiesto anche il ritiro del disegno di legge di riforma del diritto del lavoro che cancella di fatto le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori ed in particolare l’articolo 18.