Censis: «Senza una svolta, nel 2030 un paese vecchio e indebitato»
Contenuti associati
Come al solito, sono i numeri a dare consistenza reale agli incubi. E l’Italia che verrà nel 2030, stando alle stime elaborate dal Censis, può considerarsi la realizzazione dei peggiori incubi di demografi ed economisti. Sarà un Paese per vecchi, con un milione di giovani in meno ed un abitante su quattro ormai anziano. Sarà un Paese impoverito e indebitato fino al collo, se non si troverà la strada per creare ogni anno 480mila nuovi posti di lavoro e 12 miliardi di euro di risorse. E sarà un Paese diviso in due, con un Mezzogiorno sempre meno attrattivo ed abbandonato da quasi un milione di abitanti. Quello dipinto dal Censis, ieri all’apertura del tradizionale appuntamento «Un mese sociale», è davvero uno scenario da brividi.
IL DIVARIO NORD/SUD Tra vent’anni la popolazione residente in Italia sarà di 62 milioni e 129mila persone, con un incremento del 3,2% rispetto al 2010, dovuto soprattutto all’immigrazione verso le regioni settentrionali: i residenti nel Centro-Nord aumenteranno del 7,1%, mentre gli abitanti del Sud diminuiranno del 4,3%. Nel medio periodo crescerà quindi la parte più ricca del territorio nazionale, 2,8 milioni di persone in più nel Settentrione, a fronte di una perdita di 890mila abitanti nel Mezzogiorno. Sul fronte anagrafico, poi, si può parlare di vera e propria emergenza. I giovani di 18-34 anni diminuiranno del 9,9% solo nel prossimo decennio, per attestarsi a quota 10 milioni e 791mila nel 2030, con un calo complessivo del 10,3% nel periodo 2010-2030, pari a un milione e 235mila individui. I giovani passeranno quindi da una quota del 20% della popolazione al 17,4%, mentre gli over 65aumenteranno del 34,6%, fino a rappresentare il 26,5% della popolazione. La vita media, infatti, continuerà ad allungarsi di quasi due mesi in più all’anno, per arrivare a 82,2 anni per gli uomini e 87,5 anni per le donne.
OCCUPAZIONE Per conservare gli attuali standard di vita, di conseguenza, l’Italia dovrà impegnarsi ad aumentare il tasso di occupazione: mantenendo l’attuale numero di persone che lavorano (23 milioni con un tasso di occupazione riferito alla popolazione di 15-64 anni del 57,5%), il tasso di occupazione dovrà salire al 57,9% nel 2020 e al 60,1% nel 2030. Altrimenti il nostro tenore di vita si ridurrà notevolmente. Sembra lontanissimo, invece, il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona (una quota di occupati del 70%), che implicherebbe la creazione di 480mila nuovi posti di lavoro all’anno per i prossimi dieci anni (per arrivare a 27 milioni e 853mila occupati in totale). Considerando «ineludibile» la riduzione del debito pubblico, e ipotizzando una crescita del Pil dell’ 1% costante per i prossimi 10 anni, servirà inoltre diminuire il debito dello 0,7% all’anno (pari a 12 miliardi di euro) per scendere sotto la soglia del 100% nel rapporto debito pubblico/Pil.