4/5/2006 ore: 9:56

Catania. Dossier Cgil sui call center

Contenuti associati

    mercoled? 3 maggio 2006

    Pagina 31- Catania Cronaca

    Dossier Cgil sui call center

    In citt? sonooltre 3.500 i lavoratori precari del comparto e non sono solo giovani

    Assia La Rosa

    Otto euro in 8 ore, anche nei giorni di festa, sperando che dall'altra parte della cornetta qualcuno sia disposto ad ascoltarti per pi? di tre minuti, con l'obiettivo di racimolare 42 centesimi. Una postazione tutt'altro che confortevole e un futuro traballante.

    E' questo il mondo dei call center, ? questo l'universo del precariato che, solo a Catania, include oltre 3.500 lavoratori, come ha denunciato Pippo Di Natale, segretario confederale e promotore dell'incontro di ieri al quale hanno partecipato i sindacalisti Massimo Malerba (Nidil Cgil), Luisa Albanella (Filcams Cigl) e Rita Ponzo (Fisascat Cisl). Lo spunto ? stato offerto dalla vertenza Mibi, il call center di Misterbianco che tiene in bilico 34 lavoratori per "antieconomicit? dell'attivit?", dopo aver effettuato la trasformazione di alcune collaborazioni in contratto di lavoro dipendente.

    Durante l'incontro ? stato distribuito un report effettuato dalla Cgil con un sondaggio a campione, che illustra la situazione sul territorio locale: compensi, salute, igiene, orari e tempi di pagamento. "Considerato che i call center a Catania rappresentano il primo settore del privato, insieme alla microelettronica - ha aggiunto Malerba - ? allarmante constatare quanti lavoratori (con contratto Co.co.pro.) non hanno diritto alle mensilit? aggiuntive, al trattamento di fine rapporto e alle ferie". Una protesta che punta al processo di stabilizzazione e all'assunzione di responsabilit? da parte dei committenti, che dovrebbero fornire ai sindacati l'elenco delle societ? a cui affidano le attivit?; un'opposizione ad un sistema "che trova terreno fertile nella nostra citt?, dove alto ? il numero di disoccupati e ampio ? il fenomeno di ricattabilit? sociale".

    Dalle rilevazioni Nidil Cgil (su elaborazione incrociata dei dati Infocamere) "si registra una consistente presenza di studenti universitari scarsamente motivati e alla ricerca di una temporanea fase d'indipendenza economica: ci? giustifica, assieme alle esigenze aziendali e ai vincoli contrattuali introdotti dalla legge 30, l'altissimo tasso di turn over presente in questa fascia d'et?, in cui la durata media di lavoro ? inferiore o pari a 30 giorni nell'arco di un anno". Ma c'? di pi?, perch? purtroppo, per chi ha superato i 31 anni (il 16% degli intervistati nel sondaggio) questa professione assume un carattere pi? stabile in funzione della scarsa propensione alla mobilit? professionale e alle aspettative di carriera. E la flessibilit? e la discontinuit? produttiva, oltre a procurare malesseri quali stress e ansia, grava sulle prospettive previdenziali: "In molti casi infatti - si legge nel documento - si registra una totale assenza del riconoscimento di ferie, infortunio, maternit?, tfr e la non applicazione del decreto 276/03. Nessun diritto, scarso rispetto delle norme di sicurezza, compensi pi? bassi d'Italia, arbitrio contrattuale: il lavoro atipico rappresenta, oggi, la camicia di Nesso dei giovani catanesi".

Close menu