Caro Epifani, non dimenticarti di noi
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Caro compagno Epifani,
siamo i lavoratori della Vynils, in cassa integrazione dalla fine del 2009. Abbiamo occupato la torre Aragaonese e dal 24 febbraio occupiamo l’Asinara, autoreclusi nel carcere di diramazione centrale. Ma non siamo né ladri némafiosi. Ad essere stati derubati siamo noi, derubati del nostro lavoro, derubati di una prospettiva di vita, derubati della dignità che il lavoro ci consente. Siamo provati, stanchima determinati a continuare la nostra lotta, per noi e per il nostro paese, perché un paese che non ti dà prospettive di lavoro è un paese morto.
Una realtà drammatica e una condizione che tu certamente conosci molto bene. Pensiamo te ne abbia parlato Susanna Camusso che è venuta a trovarci nel lontano mese di aprile. Sappiamo che a settembre va a conclusione il tuo mandato di segretario generale della Cgil. Siamo convinti che un tuo messaggio forte su questa vertenza, nel momento del passaggio di consegne, sarebbe importante per noi e per il paese tutto. Vorremmo che fosse chiaro a tutti che la nostra vertenza non si definisce solo per l’originalità mediatica che si è resa necessaria per far uscire dall’ombra il dramma del nostro lavoro, ma perché essa è significativa per le prospettive delle attività produttive e della condizione lavorativa dell’intero paese.
La crisi del nostro settore produttivo non nasce dalla recessione internazionale che ha colpito così duramente anche il nostro paese. La recessione globale è stata «usata» a pretesto per seguire un disegno di interesse settoriale e non una politica industriale di sviluppo generale. Un disegno che porta a smantellare definitivamente una importante filiera produttiva che determinerà la definitiva uscita dell’Italia dal fronte dei paesi industrializzati dell’occidente. Alcuni comparti industriali significativi, la Fiat in testa, sembrano prepararsi ai nuovi scenari competitivi, privilegiando strade che anziché rafforzare le filiere nazionali, fanno pagare costi più alti ai lavoratori in termini di salari e di diritti. Non ci sembra questa la strada giusta per il benessere comune. All’interno di una realtà involutiva quasi generalizzata, nel momento di un passaggio significativo della storia sindacale italiana, crediamo che sia utile un messaggio forte che ricordi a tutti il baratro nel quale stiamo per precipitare se non ci saranno politiche mirate a produrre ricchezza vera e tangibile, derivata da produzioni reali e non da «derivate finanziarie». La «particolarità» della nostra vertenza sta proprio in una visione di prospettiva e di un cambio di direzione che solo l’autorevolezza della Cgil può indicare al Paese. Siamo fiduciosi che accoglierai questo nostro invito al messaggio. Un messaggio che sarebbe ancor più carico di significato se tu avessi la possibilità di venire personalmente a trovarci. Un saluto fraterno con i migliori auguri per il prosieguo della tua attività in qualunque direzione essa possa andare.
I lavoratori dell’isola de L’Asinara