24/9/2007 ore: 10:56
Caprotti contro le Coop: la crociata continua
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Pagina 12 - Economia & Lavoro PADRONE Lui non è «né di destra, né di sinistra». Lui è «un liberale». Si è vero, ha finanziato Forza Italia sin dal ’93 e sin dagli anni Settanta ha giurato che la pubblicità sull’Unità non la farà «mai». Ma non è questo il punto. Ciò che conta è il libero mercato, quello che poi fa il bene dei «consumatori». E quando si parla di supermarket il nemico è uno: le cooperative (rosse s’intende), contro le quali ha scritto un libro, ha presentato un esposto in procura ed è volato a Bruxelles per sollevare davanti alla Commissione europea la «situazione da Unione sovietica». Insomma, niente di nuovo dal fronte Esselunga, la vera notizia è la prima conferenza stampa in mezzo secolo del padre-padrone della catena di supermercati, Bernardo Caprotti, classe 1925, energico imprenditore noto per l’efficienza della sua azienda, per il carattere pessimo e schivo e per il ruvido paternalismo nei confronti dei dipendenti. In effetti l’incontro con i giornalisti di ieri era atteso come un “evento”, una prima tenuta a battesimo dal direttore del Sole 24ore, Ferruccio De Bortoli e dall’editorialista del Giornale, Geminello Alvi, che ha anche curato la prefazione del libro anti-coop di Caprotti (Falce e carrello), ma alla quale non ha voluto mancare neanche l’ex ministro Giulio Tremonti. E lui, il protagonista della giornata, non ha deluso, è stato all’altezza della sua fama. Anche quando si scivola sul delicato tema del futuro - da tempo si parla di una imminente vendita - di Esselunga non si trincera dietro a ermetiche diplomazie ma usa le parole come una scimitarra: «È vero che sono anziano, ma perché mi volete far ritirare? Nessuno si è posto il problema di fronte al mio coetaneo eletto per sette anni alla Presidenza della Repubblica - ironizza - e lui è attivissimo, si occupa di incendi, di Grillo, dei moti di Ungheria e anche delle coop...». Nel merito, spiega poi, non intende cedere Esselunga né all’americana Wal-Mart, né all’inglese Tesco, né alla tedesca Rewe (Standa), che si sono candidate come pretendenti. Nessuno di questi colossi, a suo giudizio, è in grado di mantenere lo spirito della sua catena di grande distribuzione. Wal-Mart è «l'antitesi di Esselunga, è solo un discount del Midwest», cioè un posto da «negri» e Tesco non sa gestire i prodotti freschi «dopo le quattro del pomeriggio». Ma ha detto di no anche a un’offerta avanzata, durante una battuta di caccia, da Giampiero Pesenti. Perché «ci sono tre o quattro gruppi nel mondo che potrebbero prendere Esselunga e continuarne lo spirito. Gli altri sono dozzinali». E allora? «L'azienda però deve avere una sua governance - spiega Caprotti - e allora, per esempio - perché non quotarsi in Borsa?». Del passato recente, cioè di quando ha affidato Esselunga al figlio Giuseppe per poi sfilargliela subito, dice: «Non è vero che è stato messo fuori, si è attorniato di un management che non si è comportato bene, una “ghenga” (banda in milanese, ndr) che voleva impadronirsi del potere e che è stata messa fuori; ma lui è sempre in consiglio e anche se partecipa poco alla vita della società percepisce un lauto stipendio». Ma il presente è la battaglia contro le coop rosse. In sostanza, per oltre un centinaio di pagine, il libro di Caprotti denuncia l’impossibilità di fare concorrenza alla grande distribuzione cooperativa nelle regioni in cui è più radicata, come Emilia Romagna, Toscana e Liguria. Racconta episodi di licenze rese impossibili a Esselunga e poi concesse ai rivali, di prezzi da regime di monopolio e, nel suo lessico lombardo, si lascia andare a commenti a dir poco salaci su alcuni manager delle coop e sulla qualità dei prodotti degli odiati supermercati “rossi”. Non parla, ovvio, delle licenze che - invece - a Milano e in Lombardia a lui vengono concesse senza ostacoli, ma rivela di esser andato a Bruxelles a esporre la situazione alla commissaria europea alla concorrenza Neelie Kroes per descriverle «lo scenario di distorsione» del mercato realizzata da amministratori pubblici e coop attraverso «un vero e proprio controllo del territorio» e grazie a presunte agevolazioni fiscali. Si mostra commosso fino alle lacrime, poi, quando parla dei suoi amati dipendenti. Lui, in effetti, gira molto per i supermercati. «Quando mi vedono, le cassiere inventano scuse con i clienti per correre ad abbracciarmi». Forse non sa che, quando lui non c’è, le cassiere non possono neanche andare in bagno. |