22/3/2001 ore: 9:28

Campania: Il Bingo va in teatro

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Il Bingo va in teatro
Trentotto sale in Campania: si prenota Ponticelli
Sono in arrivo le licenze per gli spazi gioco individuati in regione (ne saranno bocciati 102). Il caso dell'ex cinema Pierrot


PAOLO RUSSO


Il teatro Pierrot di Ponticelli, ad esempio. Oppure uno sgangherato cinema, chiuso da anni. I locali di un ristorante, o di un grande magazzino vanno benissimo. Manca solo la licenza, ma sta per arrivare anche quella, insieme a una raffica di «bocciature» (saranno almeno 102 le società escluse) che rischiano di far saltare piani e progetti miliardari.
Eccoli in fila, ordinati per «numero di plico» e per provincia, i 140 aspiranti «nuovi padroni» del Bingo, la «grande tombola» di Stato che sta per cambiare il mondo delle del gioco e delle scommesse. Prima che parta (nel prossimo autunno), sono 140 le società in Campania che stanno sfidando non solo la fortuna, ma soprattutto il rigoroso bando di assegnazione delle licenze: vinceranno in 38, quante saranno le «sale Bingo» in regione (22 solo a Napoli) sulla base di una distribuzione delle nuove ricevitorie che ha tenuto conto del numero d abitanti e della propensione al gioco (la Campania è seconda solo alla Lombardia e al Lazio).
I nomi di chi ha presentato le domande rimangono top secret fino alla chiusura dell'asta, ma ecco le loro «società», la maggior parte nate da pochi mesi proprio per poter sferrare l'assalto al grande affare del 2001, per assicurarsi almeno una fetta della torta che in tutta Italia potrebbe valere tremila miliardi. Alleanze e intrecci a livello nazionale e internazionale hanno addirittura prefigurato l'intervento dell'Antitrust, ma in Campania, accanto a grossi imprenditori, figurano anche «semplici» società individuali, piccole aziende edili che magari hanno la disponibilità di una «spazio» adeguato alle misure dettate dal bando, e ancora, cordate di giovani laureati, anche di sole donne a giudicare dai nomi finalmente pubblici delle società. Partecipano anche grandi società, quelle quotate in Borsa come la Snai (che già gestisce le scommesse sportive legalizzate), o come Formula Bingo di Luciano Consoli (presidente l'ex deputato e ministro dell'Interno dc Vincenzo Scotti), che però si candida ad offrire servizi ai gestori delle sale.
Il gioco. È molto simile a una grande tombolata di famiglia. E in effetti lo è: in duetrecento, tutti in un grande locale arioso, riscaldato d'inverno, condizionato d'estate, a tentare la fortuna sempre con gli stessi 90 numeri del Lotto, gli stessi del Superenalotto, e ovviamente della tombola. È il Bingo: negli Usa e in Spagna è già una realtà, partirà in Italia nel prossimo autunno. La formula è quella che ha fatto già la fortuna di molti paesi, ma dietro il «banco», attraverso licenze date ai privati, ci sarà lo Stato. Entro la fine dell'estate entreranno in funzione le prime 420 sale, delle 800 previste sull'intero territorio nazionale. In Campania saranno 38, e corrisponderanno ad altrettante licenze, che saranno assegnate prima di Pasqua. Migliaia le domande che erano arrivate alla sede dei Monopoli di Stato. Adesso non resta che l'ultima verifica dei requisiti richiesti per procedere all'assegnazione delle licenze. I parametri sono anche tecnici: dai metri quadrati necessari per aprire l'attività (almeno 600, di cui 150 per i servizi) al numero dei posti a sedere disponibili (almeno 300). La sala inoltre dovrà essere dotata di un sistema di amplificazione che garantisca una buona qualità dell'ascolto dei numeri. Lo Stato si aspetta dal Bingo 830 miliardi di incasso nel 2001, e 1600 nel 2002. Nella casse del ministero entrerà il 20 per cento delle poste giocate e un altro 3,8 per cento spetterà ai Monopoli che gestiranno e controlleranno il business. Ai gestori delle sale andrà il 18,2 per cento, mentre ai giocatori andrà il 58 per cento del «piatto» (il 50 per cento a chi fa Bingo, e l'8 per cento a chi fa cinquina). Non saranno vincite altissime per i giocatori per ogni singola «mano», ma lo diventano visto il ritmo frenetico del gioco.

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