C´è crisi, negozi aperti a Santo Stefano"
Contenuti associati
Confcommercio chiede la deroga per il 26 dicembre, sindacati pronti allo sciopero
Guerra sullo shopping
NON solo il 1° Maggio con i negozi aperti. Ma anche Santo Stefano. Confcommercio chiederà all´amministrazione la deroga. I suoi soci, che sono soprattutto in centro, insistono: c´è la crisi, siamo in difficoltà, aiutateci facendoci aprire. Lo chiedono le grandi catene, le griffe della moda ma anche qualche boutique più piccola. Qualche bottega ha già provveduto in proprio. Alcune commesse del Ponte Vecchio hanno già telefonato alla Filcams - Cgil denunziando di avere ricevuto turni di lavoro in cui era contemplato Santo Stefano. Confesercenti invece salta il 26 dicembre ma fa tutt´uno con Confcommercio nel chiedere che il 1° Maggio a saracinesche alzate diventi, una volta rotto il tabù, un´abitudine fissa. Commesse e sindacati minacciano lo sciopero.
Il nodo sta per venire al pettine in questi giorni: al tavolo aperto tra Comune, associazioni dei commercianti e sindacati per discutere delle 23 aperture festive nel 2011 decise per le periferie. Ma dove si parlerà anche del centro storico, l´area in cui secondo la norma i negozi possono aprire tutte le domeniche e le feste. Tranne Natale, Santo Stefano, primo dell´anno e 1° Maggio, a meno che l´amministrazione non dia una deroga concordata con i sindacati. «Ma l´anno scorso - protestano questi ultimi - decisero l´apertura del 1° Maggio nonostante il nostro no». Ora, il vicesindaco Nardella assicura che la questione Santo Stefano non è sul tavolo. Ma le commesse non si fidano: «Anche per il 1° Maggio decisero all´ultimo». Ricordano che Confcommercio non ha ancora chiesto la deroga, ma lo farà, assicura l´associazione di categoria.
Ormai la domenica in centro scotta. Non si tratta solo dell´allarme Santo Stefano che sarebbe un´assoluta novità. Le commesse si stanno ribellando anche alle domeniche come già sono. «Non rifiutiamo di lavorare, vogliamo solo una rotazione e salvare almeno quattro giorni festivi su 365», dicono. «Le catene di abbigliamento e le grandi griffe vogliono aprire sempre di più e decidere loro i turni senza concordarli», protestano i sindacati. Da Coin le commesse hanno scioperato un´ora per la seconda volta anche domenica scorsa. Continuano a chiedere che le feste lavorative non cadano sempre sulle spalle delle stesse persone. Da Upim e Oviesse, proprietà adesso di Coin, il sindacato sta aprendo battaglia sui turni che la nuova proprietà non vuole più continuativi, ma spezzati: quattro ore la mattina, quattro la sera dopo le 16 e in mezzo altre quattro ore «perse per la strada perché la maggior parte delle commesse non riesce a tornare a casa: così l´orario diventa di 12 ore, oltre alla domenica obbligatoria».