Bolzano. «Negozi, sabato aperto come in tutta Europa»

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sabato 7 dicembre 2002 |
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La replica dell'Unione commercio alla Filcams-Cgi«Negozi, sabato aperto come in tutta Europa»
BOLZANO. Dura polemica tra l'Unione commercio e la Filcams-Cgil sul contratto del terziario. In una nota Alberto Petrera, capoarea dei servizi sindacali dell'Unione, ricorda che «l'incontro tra le organizzazioni sindacali e l'Unione per il rinnovo del contratto provinciale di lavoro, nel quale l'Unione si è impegnata a trasmettere una sua bozza di proposta, si è svolto lunedì 2 dicembre. La bozza è stata spedita per posta prioritaria mercoledì 4 e per posta elettronica mercoledì alle ore 12.42. Crediamo che nessuno possa accusare l'Unione di mancanza di tempestività, mentre tutti possono immaginare che se il comunicato è stato pubblicato giovedì 5, lo stesso doveva essere già stato consegnato al giornale almeno il pomeriggio precedente, quando cioè la Filcams/Cgil aveva già ricevuto la proposta dell'Unione. Quindi, evidentemente, questa organizzazione non è interessata a concludere il contratto ma solo ad attaccare strumentalmente l'Unione ed il suo presidente Walter Amort, oltre che la categoria dei commercianti e degli imprenditori del settore terziario, trascurando quelli che sono i veri interessi dei lavoratori». Nessun commerciante, secondo l'Unione, «ha voglia di far lavorare i propri dipendenti a qualsiasi ora del giorno, dall'alba a notte fonda. Probabilmente la Filcams ha confuso il settore del commercio con quello dell'industria o del turismo. Quanto al dubbio che ha la Filcams sulla "disponibilità dei lavoratori a lavorare ore ed ore, sabati e domeniche comprese, feste comandate e non", la vogliamo tranquillizzare: a parte le due o tre domeniche del periodo di Natale non ce ne sono altre in cui i negozi sono aperti». E quindi l'Unione contrattacca: «Si sa benissimo che quello che vuole (la Filcams, ndr) è non far aprire i negozi al sabato e se proprio devono aprire, come del resto succede in tutta Italia e in tutta Europa, e come vuole l'intera categoria dei consumatori, bè, che allora i lavoratori siano pagati di più. E su questa pretesa l'Unione non è d'accordo. L'Alto Adige non è un territorio avulso dal resto del mondo; deve confrontarsi, in termini economici, turistici e sociali, sia con le regioni italiane che con quelle europee. In un periodo di congiuntura particolarmente difficile come l'attuale, fughe in avanti sarebbero destinate ad avere contropartite particolarmente pesanti, anche in termini di occupazione. In un mercato come quello altoatesino, dove non c'è disoccupazione e dove trovare un commesso, quando si ha necessità di assumerlo, è una mera chimera, è assolutamente stupefacente leggere che qualcuno è ancora convinto (per davvero o per finta?) che i datori di lavoro "possono esercitare giornalmente sui lavoratori le imposizioni, al fine di renderli flessibili e disponibili"».
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