Bologna: "Le coop piene di salute"
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Turrini: pronti a investire su Marconi e Fiera Il leader del gigante rosso: non siamo oppositori di Guazza, la giunta snobba la concertazione "Le coop piene di salute"
LUCIANO NIGRO
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«CI SONO cooperative pronte a investire nell'aeroporto, nella Fiera e in Seabo. E la Lega non starà alla finestra a guardare la nascita di opere come quella che il Comune sta progettando all'ex mercato». E' battagliero il presidente di Legacoop, Adriano Turrini. Da mesi si parla di grandi cordate per le privatizzazioni, nell'edilizia nascono cartelli di costruttori che sembrano nati per togliere spazio alle coop e il gigante rosso soffre l'ingresso a palazzo d'Accursio di un governo di centrodestra. Ma Turrini non crede a una Lega schierata all'opposizione. Dalla vittoria di Guazzaloca, la Legacoop è in crisi a Bologna. «Impressione sbagliata. La cooperazione non è mai stata in forma come ora. Il volume d'affari dei nostri associati cresce del 7% contro la media del 3,4%, i posti di lavoro aumentano del 4% il doppio della media delle altre imprese». Andiamo, Turrini, non vorrà dire che scoppiate di salute. «E invece sì. Nell'ultimo anno sono nate 55 nuove cooperative, il 20% in più rispetto alle 252 del 1999». Società molto piccole. «Aziende moderne, non solo nei servizi, ma nella produzione multimediale, audio, video, software e assistenza informatica. Segno che il modello cooperativo ricomincia a piacere molto. Nella classifica delle prime 50 aziende bolognesi, 17 sono coop di prima grandezza. Negli ultimi 5 anni il valore della produzione delle nostre associate è cresciuto del 34% e l'occupazione del 20%, quasi 5000 posti in più». Ancora peggio. Perché, lo riconoscerà, il vostro peso "politico" non è paragonabile a quello del passato. Tanto che il leader Ds, Mauro Zani vi sfida a contare di più nella sinistra. «L'autonomia è per noi un bene prezioso. La nostra storia e i nostri valori ci avvicinano alla sinistra. Ma non siamo e non vogliamo essere organici a nessuno. Certo, se Berlusconi continua ad attaccarci, la scelta diventerà obbligata». Da quando la sinistra è all'opposizione a Bologna la vostra stella si è offuscata. Colpa di Guazzaloca? «Colpa della crisi del sistema delle rappresentanze organizzate. La forza di associazioni di imprese sta diminuendo». Le categorie che appoggiarono il nuovo sindaco non sembrano soffrirla. «Non credo che le cose stiano così. Oggi le istituzioni trattano direttamente con questo o quell'imprenditore. Altrimenti le associazioni non si imbarcherebbero in discussioni spesso inconcludenti sulle privatizzazioni che ricordano quelle sul sesso degli angeli». Non foste voi a teorizzare il ruolo delle associazioni quando si trattò di sloggiare Guazzaloca dalla Camera di Commercio? «Chiedevamo più concertazione e più capacità di indicare progetti per tutta la città. E mi pare che anche alla nuova giunta della concertazione non importi niente». Sta pensando, per caso, alla sede comunale all'ex mercato dove si è formato un consorzio di costruttori privati senza alcuna coop? «No. Qui parliamo di cose concrete, non di interessi generali. Quando ci sono di mezzo gli affari ognuno deve fare il proprio mestiere. Ma noi non ci sentiamo discriminati. Forse la notizia vi è sfuggita, ma oltre al cartello di costruttori, è nato anche Operim, un consorzio di coop». Concorrente o alleato? «Noi siamo per un rapporto diretto con il Comune. Le imprese locali sono alleati naturali. Saranno le gare, di volta in volta, a vederci o alleati o concorrenti». Dopo il fallimento su Afm e sulla ex sala Borsa, avete rinunciato alle privatizzazioni? «Potrei rispondere che siamo arrivati in finale. In realtà in Afm sottovalutammo che Gehe avrebbe sborsato qualunque cifra. E in sala Borsa la nostra offerta economica era superiore. Però abbiamo fatto esperienza e molte nostre imprese sono pronte a investire». Lei si è astenuto su Cl all'aeroporto: c'entra la privatizzazione? «Cl non è abbastanza attento all'economia locale. Lui dice "non mi interessa". E' un errore. Ma non chiedo corsie preferenziali». All'aeroporto è interessata la cordata di Frabboni, Unipol & co. «Se è per questo esiste anche una proposta di 6 cooperative». Camst e chi altri? «Camst e altri 5». E in Fiera? «In Fiera siamo soci. E ci sono coop pronte a investire in proprio». Si farà la Spa? «Credo di sì e penso che sarà una privatizzazione vera». E Seabo? Anche lei è per frenare? «Questo Cda ha riportato in Seabo una visione strategica e può con serietà puntare alla borsa. La Lega condivide quel percorso e il sistema Coop vuole esserne interlocutore». Non condivide gli allarmi per il no ai romagnoli? «Un incidente di percorso, però recuperabile. In borsa non si va solo per far cassa. Ma non mi spaventa l'idea che si possa investire anche altrove».
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