Blackout. Bollino: è successo anche a noi

 |
29 Settembre 2003 Bollino: è successo anche a noi «Non abbiamo il controllo, negli Usa è stato peggio»
intervista
|
ROMA E’ accaduto qualcosa di inaudito ma il sistema ha retto, abbiamo superato difficoltà gravissime. Ora ci servono altre 24 ore di attenzione, poi la situazione dovrebbe tornare alla piena normalità». Chiamato in causa da sindacati, consumatori e opposizioni che lo indicano a vario titolo come responsabile, assieme al ministro delle Attività produttive Marzano, del blackout più grave della storia d’Italia, Andrea Bollino, presidente del Grtn, gestore della rete nazionale, rigetta le accuse e loda la capacità di reazione dei «miei ingegneri». Dopo lo choc energetico negli Usa, lei aveva escluso che anche l’Italia potesse restare al buio. Cosa è successo in un mese e mezzo? «E’vero, avevo detto che da noi non sarrebbe successo, ma ieri mattina sono venuti a mancare 6 mila megawatt. E’ questa l’origine dei problemi. In Italia, però, non c’è stata una perdita di controllo della rete nazionale, come invece ad agosto era accaduto a New York. Da noi il sistema è stato riattivato in tempi brevi: negli Usa è durato quasi tre giorni. Il nostro sistema è più sicuro di quello americano ma è anch’esso vulnerabile. Dipendiamo dall’estero ed occorre che l’Enel e gli altri operatori possano costruire nuove impianti. Subiamo una situazione di debolezza energetica da affrontare al più presto.Per le prossime 24 ore siamo in preallarme. Stabilire che c’è questa allerta ci prepara, a prescindere dal fatto che l’evento si verifichi oppure no. Negli ultimi quattro casi di allerta i distacchi non ci sono stati. Ora siamo al primo livello. Ciò significa un massimo di 5 per cento in turni da un’ ora e mezza in tutta Italia: la stessa turnazione di questa estate. Comunque dobbiamo produrre in casa più energia: il decreto sblocca-centrali e gli altri provvedimenti in corso vanno in questa direzione. E’ l’unica via sicura. Altrimenti può succedere ancora che il raffreddore del sistema franco-svizzero si tramuti in una polmonite per noi. Oggi di capacità di generazione in casa ce n’è poca, o comunque non abbastanza». Basta un albero caduto su un cavo elettrico a mettere in ginocchio l’Italia? «E’ stata una concatenazione di circostanze del tutto eccezionale. A metterci in difficoltà è stato un deficit di potenza (6mila mgw)che si è realizzato subito in un momento in cui la potenza necessaria era di circa 25mila mgw. Insomma, c’è stato un quarto di perdita immediata di potenza. Le reti hanno tenuto tanto è vero che hanno ripreso a funzionare nel nord Italia alle 9 del mattino, a Firenze alle 11 e a Roma verso mezzogiorno. Bisogna fare tesoro di questa esperienza per essere sempre più preparati. In ogni modo, all’origine del blackout c’è stato un guasto fuori dell’Italia, una situazione inaudita che ha comportato la perdita della quota di energia regolarmente importata dal nostro paese. Un problema che non dipende dalla rete italiana». Quali sono le zone più a rischio? «Nel sud dell’Italia sono concentrati i punti critici della linea di alimentazione energetica, che sono tornati per ultimi alla normalità, come dimostrano gli imprevisti nella connessione tra Napoli, Brindisi e la Calabria. Colpa delle strozzature dovute a blocchi di posizione locale alla costruzione di nuove linee. Ripeto, la nostra rete ha funzionato e funzionava bene ma è stata disalimentata per una carenza di energia che veniva dall’estero. Che si tratti poi della Francia o della Svizzera, come ci sta comunicando il sistema dei gestori europei, lo accerteremo più avanti. Un punto è certo: avevamo bisogno di energia dall’estero e questa non è arrivata. Il che dimostra tutta la fragilità del sistema di alimentazione italiano».
|
(g.ga)
|
|
 |
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy