Billè indagato: appropriazione indebita
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giovedì 8 dicembre 2005
Pagina 13 Economia & Lavoro
Billè indagato: appropriazione indebita
Il caso del fondo utilizzato per acquistare un immobile di Ricucci. Resa dei conti in Confcommercio
di Roberto Rossi / Roma
INDAGATO Sergio Billè è indagato. Ieri la Procura di Roma ha notificato al presidente di Confcommercio un avviso di garanzia per il reato di appropriazione indebita. Nel contempo la Guardia di Finanza ha eseguito perquisizioni nella sede capitolina dell’associazione e in alcuni studi di commercialisti. L’iscrizione di Billè nel registro degli indagati risale ad alcune settimane fa, ma è stata secretata. Manca l’ufficialità ma un avviso di garanzia, nell’ambito dell’inchiesta sulla scalata Rcs, sarebbe pronto a partire anche da Milano.
Nel mirino dei magistrati romani la gestione del cosiddetto «fondo del presidente» utilizzato, secondo i magistrati, non conformemente al mandato conferitogli. Con quel fondo, che fino a poche settimane fa non veniva iscritto a bilancio ed era usato in modo discrezionale dal presidente ufficialmente per aiutare gli associati in caso di necessità, Billè ha condotto, tra l’altro, una trattativa per l’acquisto di un immobile (in via Lima a Roma) di proprietà di Stefano Ricucci destinato a diventare, nei piani dello stesso Billè, la sede principale di Confcommercio. La compravendita non venne mai perfezionata. Ma per l’acquisto fu versata «una consistente somma» di 39 milioni di euro, prelevati proprio dal «fondo del presidente», come prima tranche di un pagamento complessivo di 60 milioni di euro. Quei soldi, finiti in una società off shore, la Garlsson, vennero utilizzati da Ricucci proprio per le imprese azionarie in Rcs e Antonveneta.
Partendo da quella vicenda, come anticipato dall’Unità, i magistrati hanno ricostruito la movimentazione dei fondi di pertinenza del presidente (spese di rappresentanza ed altro) ed avrebbero accertato una presunta malagestione del denaro. Da qui l’indagine.
«È un atto dovuto», ha commentato Billè in una nota, «esclusivamente a tutela mia e dell’associazione che rappresento. Sono disponibile a fornire qualsiasi chiarimento utile e necessario a conferma che tali fondi sono stati gestiti con totale correttezza ed in conformità alle delibere dell’associazione. Ho chiesto di essere sentito il più presto possibile per fornire ogni indicazione utile a chiarire i fatti contestati».
La notifica dell’avviso di garanzia ha rafforzato il fronte interno alla Confederazione che si contrappone a Billè. Lunedì scorso una ventina di associazioni territoriali, principalmente del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia Romagna, si sono riunite a Trento per discutere il futuro di Confcommercio. Ne è uscito fuori un documento, per ora non ufficiale, molto duro nei confronti della gestione di Billè. Una sorta di atto di sfiducia che in queste ore sta raccogliendo sempre più adesioni.
Fino a questo momento il presidente aveva rintuzzato gli attacchi dei suoi oppositori. Aveva, ad esempio, rispedito al mittente le richieste di sospensione dalla carica presentate il 29 settembre scorso dal leader dei commercianti emiliani, Pietro Blondi, e l’11 ottobre da quello dei romani, Cesare Pambianchi. Aveva assorbito anche il colpo inferto da Carlo Sangalli, alla testa dell’associazione milanese, che due settimane fa ne aveva ridimesionato i poteri togliendo a Billè il potere di utilizzo discrezionale del «fondo del presidente».
Ora, con la magistratura in campo, gli oppositori sono tornati alla carica. Blondi ha chiesto di nuovo l’autosospensione di Billè, «atto più difficile, più duro, ma più meritorio». Anche perché, con l’appropriazione indebita c’è la probabilità che gli avvocati di Confcommercio siano costretti a schierare l’associazione contro il suo presidente. Ma è possibile che Billè resista. A quel punto lo scontro si sposterà in assemblea (il 21 dicembre). Con un voto contrario al bilancio Billè sarà costretto a dimettersi.
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