Berlusconi: sull'articolo 18 non si cambia

Nel piano Italia-Gb interventi ?radicali? per la flessibilit? del lavoro: pi? formazione, partecipazione e responsabilit? individuale Berlusconi: sull'articolo 18 non si cambia Per Blair ?regole meno rigide per creare occupazione e garantire equit? - Meglio norme leggere e accordi quadro al posto dei contratti
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ROMA - ?Manteniamo le nostre posizioni?. Non aggiunge altro il premier, Silvio Berlusconi, al termine della conferenza stampa con il primo ministro britannico, Tony Blair. A chi lo incalza sulla proposta dei centristi di stralciare l'articolo 18, non offre altri commenti se non quello di ribadire che la rotta del Governo non ? cambiata. Ed ? questa conferma che, in un certo senso, conclude la giornata di ieri e rafforza il senso del vertice italo-inglese centrato soprattutto su politiche del lavoro flessibili. Il documento firmato ieri dai due primi ministri (a cui stanno pensando di aderire anche l'Olanda e la Grecia) propone un modello di mercato del lavoro fondato su un punto chiave: il connubio tra formazione e flessibilit?, per creare pi? posti di lavoro, di qualit?. Una strategia non fine a se stessa ma che trova nell'occupazione e nel suo sviluppo lo strumento principale per combattere l'emarginazione sociale e le diseguaglianze. ?Oggi - ha detto durante la conferenza stampa Tony Blair - abbiamo un mondo diverso. Occorre pi? lavoro per una societ? pi? giusta e pi? istruzione per una societ? pi? equa?. L'occupazione ? un elemento chiave sul doppio versante: quello macroeconomico per garantire la sostenibilit? dei sistemi previdenziali e di welfare, quello microeconomico perch? il lavoro retribuito ? la via maestra per uscire dalla povert?. Cambia il lavoro, non si torna indietro. Se questo ? il traguardo finale, il documento sviluppa i vari passaggi e le premesse per raggiungerlo. Innanzitutto, c'? un modello di occupazione (?a lungo termine presso un unico datore di lavoro?) che sta ?scomparendo? per essere sostituito da quello di una vita lavorativa fatta di lavori diversi, che richiedono capacit? differenti. ? questa la sfida che aspetta l'Europa al varco: ed ? innanzitutto al vertice di Barcellona che va raccolta con la definizione di priorit?, per dare ?nuova forza al processo di riforme strutturali?. Il rischio, accentuato dall'incerto scenario economico, ? che si torni indietro ?a politiche tradizionali di sovvenzionamento e di tutela dei posti di lavoro?. Il pericolo, cio?, ? quello di lasciare che un eccesso di regolamentazione riporti l'Europa a mercati del lavoro ?sclerotici?, quelli della disoccupazione anni '80 e inizi '90. I giovani tra flessibilit? e formazione. La sfida si gioca sul ?non facile equilibrio? tra bisogno di flessibilit? delle aziende e la necessit? di sicurezza e occupabilit? dei lavoratori. Sul primo, in particolare, si suggerisce agli Stati Ue di introdurre nuove norme e incentivi per adattarsi ai cambiamenti strutturali. La via maestra di quest'adattamento ? soprattutto l'orario di lavoro. ?Le parti sociali dovrebbero concordare iniziative su un orario di lavoro pi? flessibile, la riduzione degli straordinari, l'aumento del part-time (anche per favorire l'ingresso di donne e anziani), la formazione continua?. Importanza centrale per l'accesso al mercato ? anche la creazione di servizi per l'impiego, pubblici e privati, efficienti. Dal sussidio all'occupabilit?. Durante la conferenza stampa ? stato l'elemento che Tony Blair ha pi? enfatizzato: la formazione, la qualificazione e, quindi, l'occupabilit? - ha ricordato - giocano un ruolo di primo piano nella sfida europea di creazione di posti di lavoro di qualit?. Nel documento si punta molto sull'aggiornamento continuo prevedendo anche incentivi fiscali per le imprese che sviluppino al loro interno percorsi formativi. Si affaccia, cos?, un sistema alternativo alle tutele tradizionali, quello dell'occupabilit?. ?Anzich? dare importanza, come in passato, alle norme che tendono a tutelare il posto di lavoro, ora si tende a promuovere l'occupabilit?. Cio? la possibilit? di trovare un posto attraverso l'apprendimento e la formazione?. E cos? che ?dal tradizionale supporto passivo ai disoccupati, si deve passare a incentivi condizionati che favoriscano l'ingresso o il rientro sul mercato del lavoro?. Riforma del salario e incentivi regionali. In questa riformulazione degli incentivi fiscali per l'occupazione, il documento individua in particolare un target, ?le persone a basso potenziale di reddito?, dove si concentra disoccupazione e scarsa partecipazione al mercato del lavoro. ?L'onere fiscale dovrebbe essere ridotto in particolare per i bassi salari?. Ridurre il carico di oneri sociali e fiscali ha anche un altro obiettivo: quello di "aiutare" un sistema di contrattazione salariale decentrato ?con retribuzioni pi? in linea con la produttivit?. La riforma del sistema fiscale e degli incentivi al lavoro ?pu? aiutare anche nell'affrontare i problemi regionali?, si tratterebbe di un aiuto ?direttamente mirato all'occupazione, senza produrre effetti distorsivi?. Nuovi contratti e partecipazione. L'Europa non dovrebbe dimenticare la partecipazione all'impresa, cio? ?un maggior coinvolgimento dei lavoratori? come uno degli strumenti per adattare il tessuto aziendale e il lavoro al cambiamento. Ma anche le leggi e la contrattazione collettiva dovrebbero seguire il ritmo pi? incalzante di un mercato del lavoro pi? moderno e flessibile e soprattutto lasciare pi? spazio alla ?responsabilit? individuale?. Soft law, cio? meno regole obbligatorie e invece un sistema basato sul benchmarking delle migliori pratiche, e accordi quadro (anzich? contratti collettivi) sono tasselli di un processo di flessibilit? non solo del lavoro ma anche delle regole del mercato. Un mercato senza confini, in cui si tolgano ostacoli alla mobilit? dei cittadini-lavoratori dell'Ue, anche per sopperire alla carenza di manodopera qualificata su cui ?le parti sociali? dovrebbe dare risposte. Infine, un richiamo alla creazione di condizioni ?altamente favorevoli? per consentire alle piccole e medie imprese di svilupparsi: un obiettivo che si traduce nello slogan "Think small first", ossia "Innanzitutto pensiamo piccolo". Lina Palmerini Sabato 16 Febbraio 2002
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