Berlusconi: c´è la crisi, non taglio le tasse
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ROMA - Due aliquote, una riforma e un taglio già nel 2010. I ripetuti annunci di Berlusconi a partire dal giorno dell´Epifania, che avevano fatto sperare in una imminente riduzione delle tasse, si sono completamente smaterializzati. Come in un gigantesco gioco di prestigio ieri il premier, che già nei giorni scorsi durante la riunione di maggioranza aveva frenato, ieri ha «congelato» del tutto la questione tasse. «Serve uno studio serio, non possiamo fare stupidate o follie, siamo in una fase economica molto complicata, abbiamo il terzo debito pubblico del mondo e non la terza economia», argomenta il ministro dell´Economia Tremonti, poco dopo a Porta a porta. Insorge l´opposizione: «Dal governo giravolte irresponsabili e propaganda», ha commentato il leader del Pd Pier Luigi Bersani.
«L´attuale situazione di crisi impedisce di pensare ad una riduzione delle imposte, è assolutamente fuori discussione», ha osservato ieri il presidente del Consiglio dopo la riunione del governo. Berlusconi è stato categorico: «Non c´è alcuna possibilità». Oltre alla crisi non ci sono le «condizioni del bilancio dello Stato» per procedere ai tagli fiscali. Tra le motivazioni anche una di carattere politico: il premier ha detto di voler evitare annunci elettorali utilizzando «promesse» durante la campagna per le Regionali.
Tutto torna nella prospettiva di una riforma a lungo termine, con il passo imposto da Tremonti che nei giorni scorsi aveva fatto alluso alle difficoltà del debito e del collocamento dei Bot. In poche parole il piano di Via Venti Settembre prevede la costituzione di una commissione di studio, la riscrittura del sistema fiscale, la cui ultima riforma risale al 1974, con l´obiettivo di spostare la tassazione «dalle persone alle cose» e la semplificazione degli adempimenti. «Ci sono 140 modi di prelevare e dedurre: il sistema italiano è tremendamente complicato», ha detto Tremonti. Che ha aggiunto: il dibattito pre-riforma sarà aperto alle parti sociali, alle sedi accademiche, alla Commissione Europea e probabilmente partirà con un incontro a L´Aquila.
Poche speranze, almeno immediate, anche per alcune della formule che hanno tenuto la scena del dibattito fiscale negli ultimi anni. Il "quoziente familiare", cioè il metodo per abbattere l´imponibile in base ai figli, non si può fare perché, ha detto Berlusconi, non ci sono i soldi. Anche l´Irap, sebbene avversata dal centrodestra e oggetto di emendamenti di riduzione durante l´iter della recente Finanziaria, rimarrà: «E´ difficile tornare indietro perché ha sostituito altri contributi», ammette Tremonti.
Sulla telenovela fiscale cadono i dati, concreti, del gettito. A novembre le entrate tributarie sono diminuite del 3,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. All´appello, secondo i dati dell´Economia, mancano tra l´altro circa 14 miliardi di Ires e Irap, anche se Via Venti Settembre sottolinea che il gettito è andato meglio che in altri Paesi europei. «Le entrate tengono», dice Tremonti. «Il sistema ha tenuto - aggiunge - e non c´è stata la rottura della lealtà fiscale. Non c´è stata una protesta di piazza». La crescita del debito segna intanto una battuta d´arresto: ma in undici mesi l´aumento è stato del 7,2 per cento.