Bergamo. «Enti bilaterali: non vanno snaturati»
giovedì 13 febbraio 2003
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«Enti bilaterali: non vanno snaturati»
Del possibile cambiamento dei compiti degli enti bilaterali, a fronte del Patto per l'Italia e della riforma del mercato del lavoro, si è discusso ieri nella giornata seminariale organizzata dalla Filcams-Cgil di Bergamo. «Gli enti bilaterali - ha sostenuto il segretario provinciale della Filcams, Mirco Rota - costruiti in origine come strumenti della mutualità solidaristica per la piccola impresa o per l'individuazione del fabbisogno formativo, cambierebbero in maniera radicale. Questi "nuovi" enti, individuati come gestori di domanda e offerta di occupazione e certificatori delle nuove forme di lavoro, muterebbero profondamente il ruolo stesso del sindacato». Per la Filcams, invece, la bilateralità va costruita su altri fronti e per questo sono state promosse, in provincia, attività come la formazione per gli apprendisti, l'erogazione di sussidi a lavoratori e aziende e il progetto di avviare nei prossimi mesi un monitoraggio dell'Osservatorio provinciale del commercio e terziario rispetto al mercato del lavoro. «Servono proposte e iniziative - ha concluso Rota - che sviluppino l'attività degli enti e che acquistino concretezza e visibilità nei confronti di lavoratori e aziende. È necessario inoltre che gli stessi abbiano una sede propria, staccata da quelle che li hanno promossi, per garantirsi una funzionalità e un'immagine autonoma». Mario Manzoni, presidente dell'ente bilaterale Commercio e Turismo della Confcommercio provinciale ha detto: «Dobbiamo darci nuovi ruoli. Tra le tematiche di cui dovremo occuparci ci sono Fon.te. (Fondo del terziario), e in questo l'ente bilaterale dovrà essere l'ente principe per attuare interventi di propaganda, e le pari opportunità, dal momento che la componente femminile nel nostro settore è preponderante». «La nostra scelta iniziale - ha poi spiegato Giacomo Salvi, ente bilaterale Confesercenti Lombardia - è stata quella di strutturarci a livello regionale, puntando soprattutto sui temi della formazione e della sicurezza. Oggi, consapevoli che ogni città rappresenta una realtà a sé, stiamo promuovendo un lavoro a livello provinciale. Sussiste l'obbligo di riconoscere nella bilateralità il vero campo sul quale misurarsi con nuove sfide, come quelle che il dibattito politico sta portando avanti su collocamento, outsourcing, formazione e part-time». Proprio sulla formazione, intesa come terreno di lavoro privilegiato per gli enti bilaterali, è intervenuto Orazio Amboni, della segreteria della Cgil orobica: «Questa provincia ha una bassa vocazione alla formazione: le ore dedicate a questa sono 227 all'anno ogni mille abitanti contro le 320 della Lombardia (-13%). Bergamo si trova inoltre al terz'ultimo posto a livello regionale per quanto riguarda i "finanziamenti per abitante" (34.500 di vecchie lire contro 50.800) e risulta sempre inferiore rispetto alla media il suo livello complessivo d'istruzione formale. La formazione di conseguenza risulta tanto una sfida per il sindacato quanto per l'azienda e quindi un terreno comune di lavoro». Vanessa Bonacina
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