Benetton, più spazio ai manager
 Martedí 13 Maggio 2003
FINANZA E MERCATI |
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Benetton, più spazio ai manager
 Finanza & famiglie - Alla guida del gruppo arriva Silvano Cassano col mandato di «modernizzare la struttura» CLAUDIO PASQUALETTO
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DAL NOSTRO INVIATO PONZANO VENETO - Non c'è la politica della trincea dietro alla decisione della famiglia di fare un passo indietro nella gestione di Benetton Group : nessun collegamento con l'infelice avventura appena conclusa nel segmento dell'attrezzo sportivo e neppure con il primo bilancio in rosso, ma piuttosto una volontà di rilancio e di modernizzazione. «Ai manager, in realtà – ha detto Luciano Benetton a margine dell'assemblea che ieri ha approvato il bilancio – noi abbiamo aperto fin dal 1986, quando ci quotammo in Borsa. Ora c'è bisogno di modernizzare la struttura, di affidare più deleghe all'amministratore per consentirgli di formare una sua squadra. La presenza della famiglia comportava in qualche modo dei titolari fissi, è bene non sia più così per snellire il governo ed in consiglio saremo solo in due ad avere deleghe». Nessun disimpegno, quindi, ma una rinnovata visione della gestione operativa per un gruppo che certamente non fa drammi per il primo bilancio in rosso per 9,8 milioni su ricavi consolidati per quasi 2 miliardi. «Può succedere quanto ci è capitato nell'attrezzo sportivo – ha commentato Luciano Benetton – l'importante è avere la forza di correggere l'errore in tempo». Ed a conferma del cauto ottimismo di fondo in assemblea è stato proposto ed approvato comunque un dividendo di 0,35 euro per azione, con la precisazione del presidente che la società è orientata a confermare anche per il futuro dividendi pari al 50% degli utili. «E' una scelta che ci possiamo permettere – ha spiegato Luciano Benetton – perché prevediamo una consistente riduzione dell'indebitamento che dovrebbe scendere a fine 2003 a quasi 500 milioni contro i 640 del 2001». La "mission" di Silvano Cassano, che ieri è entrato nel cda ed ha sostituto Luigi De Puppi nel ruolo di amministratore delegato, è chiara: rifocalizzare l'azienda sul "core business", rinnovare la squadra, aumentare il grado di competitività che sul mercato si traduce soprattutto in un più forte appeal. I dati della trimestrale approvata sempre ieri vanno già in questa direzione. I ricavi dal casual, al netto dell'effetto cambi, crescono del 3,8% a 351 milioni, con un fatturato complessivo che si attesta a 444 milioni contro i 447 del 2002 per la prevista contrazione del segmento sportivo. L'utile netto del periodo sale del 29% a 25 milioni di euro ed il risultato operativo complessivo è di 54 milioni. Luciano Benetton non si illude, comunque, che il momento sia facile : «Si immaginano persino guerre – ha osservato – per rilanciare l'economia». Forse basta avere un più forte aggancio con la realtà. Un tempo a muovere le acque c'erano l'inflazione ed i nuovi mercati, oggi bisogna saper competere senza questi supporti ed il gruppo di Ponzano torna quasi all'antico. «Abbiamo sempre cercato di essere diversi dagli altri – ha spiegato il presidente – all'inizio bastò il tocco di colore, oggi dobbiamo proporre su grandi numeri quegli elementi di moda che hanno la durata anche solo di un paio di mesi». Se questa è la strategia il mezzo sarà costituito sempre più dai megastore e dai negozi di grandi dimensioni. Luciano Benetton lo ha detto anche in assemblea rispondendo alla domanda di un azionista: il numero complessivo dei negozi è sceso sotto quota 5000 dai 6000 di un paio d'anni fa, ma sono negozi più grandi e più visibili, più accattivanti verso la clientela. E fra i mezzi Benetton indica con convinzione crescente anche la scelta di delocalizzare la produzione ma sempre in ambito europeo: avvicina qualità, stile e mercato.
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