6/7/2005 ore: 10:08
Bari. Quei colossi del commercio fra fallimenti e inchieste
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Pagina III - Bari Quei colossi del commercio fra fallimenti e inchieste Il crac dell´azienda di Corato, leader nel campo "tutto per la casa" ILARIA FICARELLA E´ l´inizio del 2002 quando la procura di Trani apre il primo fascicolo sul Gruppo Ferri di Corato, leader nazionale nel campo della distribuzione "tutto per la casa". Al centro delle indagini, le vicissitudini economiche dell´azienda, strutturata su un sistema di scatole cinesi attraverso le quali transitavano illecitamente somme di denaro, che si sarebbero alla fine volatilizzate fino a provocare il crac finanziario dell´impero no-food. Decine le persone coinvolte nell´inchiesta: in primis, proprio i fratelli Ferri, creatori di un marchio che fino a quell´anno sembrava non avere rivali sul mercato nazionale del no-food. In coda alla cronologia degli scandali imprenditoriali pugliesi c´è poi il caso Cedi-Puglia, che per molti versi è parallelo al caso Ferri. Al centro dell´attenzione della magistratura, anche in questo caso, rientra la gestione del capitale da parte dei soci di una delle più grandi aziende meridionali nel campo della distribuzione alimentare. Ad avviare l´inchiesta, a maggio del 2003, fu una comunicazione alla procura fatta della stessa curatela fallimentare della Cedi nell´ambito della procedura per l´ammissione al concordato preventivo. Dalle verifiche emersero le prime irregolarità che portarono alla scoperta di un vero e proprio sistema messo in piedi dagli stesso soci della Cedi finalizzato a svuotare l´azienda di ogni sua liquidità. Il denaro incassato dalla società per la distribuzione delle merci transitava, insomma, direttamente sui conti dei soci. In questo modo la Cedi ha accumulato debiti che hanno poi portato la struttura al collasso e al fallimento. L´ipotesi di reato contestata dalla procura barese è stata perciò di bancarotta fraudolenta. Subdola perché giocata sulla buona fede dei risparmiatori è stata poi la presunta truffa scoperta dai magistrati nell´ambito della gestione di alcuni prodotti finanziari venduti dai promotori di Banca 121. Il bubbone scoppiò nel 2003 subito dopo la vendita dell´istituto di credito salentino al gruppo Monte Paschi di Siena. Emerse dall´inchiesta, partita proprio dalle denunce dei risparmiatori, che migliaia di italiani avevano sottoscritto un rischioso contratto azionario - il Btp-tel, Index e On Line - pensando che si trattasse di un investimento a capitale garantito. Stessa manovra venne scoperta per altri prodotti finanziari (il May Way e il 4You) che, a una verifica attenta, risultarono essere in realtà dei mutui. Alla truffa le indagini aggiunsero dettagli anche sul trattamento dei promotori finanziari di Banca 121, che sarebbero stati sistematicamente costretti a vendere i prodotti. |