3/6/2003 ore: 11:27
Bari. Coop, sì al modello emiliano
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DOMENICA, 01 GIUGNO 2003 |
Pagina IX |
Estesi ai 1500 dipendenti pugliesi i benefici del contratto nazionale. I sindacati: "Anche gli altri ipermercati si muovano" |
Coop, sì al modello emiliano |
Aumenti e part time: "Ora non siamo più di serie B" |
DAVIDE CARLUCCI |
I lavoratori coop di tutt´Italia si sono uniti. I pugliesi, a breve, avranno un contratto identico a quello dei loro colleghi emiliani. L´accordo mette fine a una trattativa in piedi da tre anni, che vedeva contrapposte le due più importanti organizzazioni vicine alla sinistra, Cgil e Coop estense. Ora, tra i due la pace è fatta e venerdì l´incontro è stato ratificato anche in Puglia da Cgil, Cisl e Uil. Il 6 e il 7 giugno i 1500 dipendenti degli Ipercoop pugliesi saranno chiamati, con un referendum, a dire sì o no al contratto. «I nostri lavoratori – spiega Giuseppe Scognamillo, della Filcams-Cgil – potranno fare part-time fino a 24 ore a settimana e non più fino a 20, guadagnando, così, 120 euro in più al mese. Inoltre, potranno avere diritto a un congruo premio di produttività legato ai risultati. È un accordo positivo e unitario». Detto diversamente, i lavoratori dei punti coop pugliesi – di Bari, Foggia, Lecce, Taranto, Andria e Barletta; prossimamente nuovi supermercati nasceranno a Bari e Gioia del Colle –non saranno più di "serie B" rispetto ai loro colleghi emiliani. I quali prima erano assunti direttamente da Coop estense. In Puglia, invece, era un´altra società, controllata al 100 per cento dal colosso modenese, ad assumere i lavoratori. Ora, c´è una variabile di stipendio legata ai risultati aziendali: in astratto il dipendente pugliese potrebbe guadagnare di più di un collega dell´Emilia, malgrado il costo della vita lì sia più alto. Il contratto andrà in vigore dal primo gennaio del 2004 ma, spiega Antonio Calderaro, responsabile in Puglia di Coop Estense, «alcune parti importanti del contratto, come l´aumento del part time, l´indennità per i lavoratori specializzati, il salario variabile legato ai risultati dei singoli ipermercati e l´orario a 37 ore, saranno anticipati nel corso del 2003». Luigi Sansò, presidente regionale della Lega cooperative, è orgoglioso: «Non è mai avvenuto che nel commercio pugliese fosse introdotto l´integrativo aziendale. Sappiamo che i sindacati fanno fatica ad applicare il contratto nazionale. Introdurre qui gli stessi meccanismi e gli stessi incentivi che in Emilia, contrastando anche posizioni conservatrici all´interno del sindacato modenese, è stato un ottimo risultato». Sansò pone un problema: «Se continueranno a esserci realtà che non rispettano il contratto, in termini di competitività la coop non potrà reggere a lungo. Altri dovrebbero seguire il nostro esempio». «Non noi, le grandi aziende», replica Sandro Ambrosi di Confcommercio. E Giuseppe Margiotta, della Confesercenti: «Quali realtà pugliesi possono permettersi di applicare gli integrativi aziendali? Noi invitiamo tutte le nostre associate a rispettare il contratto nazionale. Un contratto territoriale? Se finora non è stato fatto, una ragione c´è. Sono le ragioni del nostro no al referendum sull´articolo 18. La piccola impresa è formata da imprenditore, familiare e uno o due dipendenti: un lavoratore preparato e corretto viene naturalmente premiato». Per Antonio Monaco, dell´Ugl, «nella grande distribuzione, qui si discute di occupazione, al Nord di premi di produzione». E i malumori nella Cgil emiliana? «Abbiamo cambiato posizione – spiega Giordano Fiorani, della Ficams-Cgil di Modena - perché la Coop estense ha rinunciato alla pretesa di un contratto unico che penalizzasse i nuovi assunti in Emilia. Insomma, volevano uniformare al ribasso il trattamento di tutti i dipendenti, col pretesto dell´estensione ai pugliesi del contratto. E invece no: ora il premio aziendale vale per tutti e sarà maturato sulla base dei risultati dei singoli Ipercoop. Così anche un pugliese potrebbe guadagnare di più. Anche se in concreto avverrà il contrario». |