Bankitalia: l’Italia segna il passo Poco lavoro e molte tasse
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Un Paese in affanno. Mentre il mondo ricomincia a correre, l’Italia registra una ripresa ancora debole. «Sulle prospettive di crescita pesano la debolezza della domanda interna e la lenta ripresa dell’export ». Questa la diagnosi della Banca d’Italia, nell’ultimo bollettino economico diramato ieri. L’economia è fragile, e il calo del Pil (-5%) produce anche il record della pressione fiscale, che sale al 43,2%. Se nei primi mesi del 2010 arriva qualche segnale di vitalità dalle imprese (si è fermata la caduta della produzione industriale), per le famiglie il clima resta pesante. Il fatto è che le prospettive di lavoro restano incerte, il reddito delle famiglie diminuisce quasi di due punti, i consumi ristagnano. Si hanno meno soldi, si spende meno. E magari per tirare avanti si chiedono prestiti (aumentati anche quelli), anche se il livello dell’indebitamento delle famiglie italiane è tra i più bassi d’Europa. DISOCCUPATI
Il freno tirato dipende essenzialmente dalla bassa competitività del paese (problema storico che fa parlare di declino) e dalla disoccupazione che ha rialzato la testa e non si fermerà presto. Il lavoro continuerà a contra L’emorragia dei posti di lavoro è proseguita nei primi mesi di quest’anno. «Rispetto al picco raggiunto nell’aprile del 2008 - scrivono gli economisti dell’Ufficio Studi di Palazzo Koch - il numero di persone occupate è diminuito di 700mila unità (-3,1%)». Questa incertezza di un futuro senza un’occupazione certa paralizza i consumi. La mancanza di lavoro non è tutta uguale. Tra i giovani la disoccupazione è cresciuta di 4 punti a febbraio, più del triplo della media nazionale, raggiungendo un tasso del 28,2%. Un giovane su tre ha dovuto lasciare il mondo produttivo. Alla fine del 2009 il calo ha interessato solo il Mezzogiorno. Insomma essere giovani e del sud equivale a una condanna. va peggio per gli
italiani, che per gli stranieri, i quali continuano a crescere quanto a occupati, anche se a ritmi più lenti. Sentono il peso della crisi soprattutto i lavoratori indipendenti (le famose partite Iva): ma a fine 2009 anche i dipendenti e persino quelli a contratto indeterminato (i più tutelati) hanno subito un calo. INCENTIVI La frenata dei consumi si è fatta sentire ancora di più dopo lo stop agli incentivi alla rottamazione delle auto. «Dal mese di aprile uno stimolo temporaneo ai consumi dovrebbe venire - auspica comunque Palazzo Koch - dalle misure di sostegno introdotte dal governo». Misure di stimolo che però non risolvono alcuni «ritardi strutturali» evidenti nel «dinamismo insufficiente» delle vendite all’estero che risentono del differenziale di competitività dell’Italia con altri paesi. Divario che c’era prima della crisi economica internazionale e che sembra permanere. A questo punto il rischio è davvero forte.
Se la ripresa accelererà nel resto del mondo,l’Italia rischia la marginalizzazione. FINANZA PUBBLICA La Banca d’Italia promuove tuttavia le politiche di finanza pubblica: i conti pubblici italiani sono «fortemente peggiorati» lo scorso anno mail loro deterioramento «è risultato più contenuto che negli altri principali Paesi avanzati». Per quanto riguarda in particolare le entrate, Bankitalia segnala «un rallentamento della flessione del gettito» nel primo trimestre
del 2010 (-0,8%) e per l’anno passato «una contrazione del 2,3%, inferiore a quella registrata dal Pil nominale». Sul fronte delle uscite sottolinea invece che «l’aumento della spesa primaria corrente è rimasto sostenuto, nonostante il rallentamento dei redditi da lavoro». L’obiettivo di disavanzo del 5% nel 2010, indicato dal governo nell’aggiornamento del Patto di Stabilità, «implica – avverte Palazzo Koch - un sensibile aumento delle entrate e una netta decelerazione
della spesa primaria». La ricetta è sempre la stessa: meno spese e più entrate. Peccato che in pochi siano riusciti a metterla in pratica.